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La stampa e la pubblicità sui giornali

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Per secoli, è stato l'unico mezzo d'informazione universale disponibile per la gente, tanto che la sua diffusione capillare e a basso costo è coincisa con la nascita della moderna economia di mercato.

La diffusione delle notizie per mezzo dei giornali è uno dei punti più alti ed importanti nell'evoluzione antropologica umana, che ha cambiato il vivere quotidiano della gente in maniera significativa, tanto da influenzare politica, commercio, società e, in casi estremi, sentimento popolare.

Primo, vero 'media' di diffusione dell'informazione scritta, la nascita dell'editoria è un viaggio affascinante che vale la pena raccontare: dalla prima pressa usata da Gutenberg fino alle comode pubblicazioni digitali, la stampa è una grande avventura fatta di innovazioni, di scoperte, di idee e di voglia di comunicare, che soddisfa uno dei bisogni atavici dell'essere umano, ossia lo scambio delle informazioni.

In questa pagina troverai una breve storia dell'editoria e delle utili informazioni sulla pubblicità che si svolge grazie ad essa.

Buona lettura!

È la stampa, bellezza. La stampa! E tu non ci puoi fare niente. Niente.

Cos'è la stampa

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La stampa è un processo meccanico, solitamente automatizzato, che serve a riprodurre testi ed immagini in quantità indefinita, con copie tutte uguali a partire da un'unica matrice.

I vantaggi di produrre una volta per poi riprodurre in copia sono enormi, specie quando si deve inviare lo stesso messaggio informativo ad un pubblico molto vasto, ed il tempo a disposizione è limitato.

La caratteristica fondamentale della stampa, che la differenzia dalla riproduzione amanuense (cioè fatta a mano) è che è un processo automatico o semi-automatico: una volta prodotta la matrice e preparata l'opportuna attrezzatura di riproduzione, il procedimento viene mandato a ciclo continuo fino al raggiungimento delle copie desiderate, senza modifiche rispetto all'originale.

Il concetto di 'automaticità', unito a quello di indefinibilità delle copie massime sono quindi fattori identificativi della stampa: il fatto che spesso si colleghi la parola 'stampa' all'immagine della carta e dell'inchiostro è irrilevante, datosi che la stampa fisica può essere eseguita su pressoché ogni materiale conosciuto o prodotto dall'uomo.

Per antonomasia, il termine 'stampa', sebbene originariamente di derivazione squisitamente tecnica, è entrato nell'uso comune per indicare l'editoria, il mondo dei giornali e della comunicazione in generale.

Allargando ancora di più il discorso, la stampa non indica affatto come deve essere riprodotto un soggetto originale, ovverosia su quale supporto fisico: molti ritengono, a ragione, che il termine si dovrebbe applicare anche alle pubblicazioni online dei giornali e delle riviste, datosi che esse, sebbene digitali, sono comunque riproduzioni seriali di una matrice.

Questa attinenza è risultata ancora più evidente da quando tutte le testate principali del mondo hanno cominciato ad offrire i loro prodotti non solo su classico supporto fisico cartaceo, ma anche in formato elettronico.

Il settore che si occupa della stampa fisica usando inchiostri e una notevole varietà di supporti (il cui principale è la carta) si chiama tipografia.

Lo sviluppo della tipografia e della stampa è coinciso con l'inizio della rivoluzione industriale, ed i due settori si sono evoluti e modificati praticamente assieme, e continuano a farlo anche ai giorni nostri. Contattami ora per la tua promozione!

Cos'è l'editoria

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L'editoria è quel settore del commercio che prevede la produzione e la commercializzazione di contenuti informativi.

Per antonomasia, spesso è chiamata generalmente 'stampa' (press in inglese).

L'editoria è nata inzialmente come business per la riproduzione a basso costo dei libri, un tempo manufatti preziosi e molto cari poiché prodotti necessariamente per copiatura manuale.

Cominciò a prendere piede in Europa alla fine del XV secolo, dapprima come attività prettamente artigianale, per poi trasformarsi in business industriale a partire dalla metà del XVIII secolo, in parallelo con i grandi cambiamenti economici, sociali e demografici che siamo soliti indicare con il termine di 'rivoluzione industriale'.

Dal XIX secolo in poi, l'editoria s'è specializzata in differenti settori, slegandosi completamente dall'artigianato ed adottando tecniche di mercato comuni alle altre aziende di produzione di beni seriali: si sono quindi cominciati a classificare le pubblicazioni quotidiane, settimanali e mensili, definendole e separandole dalle pubblicazioni dei libri.

Alla fine del XIX secolo, il mercato dell'editoria era già, grossomodo, suddiviso per settori e sotto-settori come siamo abituati a vedere oggigiorno.

Come per la stampa, l'editoria rappresenta un settore mercatologico e concettuale, e non un mero lavoro fisico: il soggetto che commissiona la produzione dei contenuti informativi (editore) può scegliere il vettore che preferisce, sia carta stampata che metodi elettronici (televisione, radio od Internet).Contattami ora per la tua promozione!

Quando è nata la stampa

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I primi metodi di riproduzione automatica di testi e disegni sono antichissimi, risalenti addirittura al VIII secolo avanti Cristo.

La prima tecnica usata dall'uomo è quella effettuata usando tavole di legno opportunamente incise, su cui è applicato un pigmento colorato (inchiostro), oppure usate a secco, pressandole sopra un materiale più morbido (come l'argilla bagnata).

Questo procedimento è chiamato xilografia, e le prime popolazioni ad averlo utilizzato sono quelle della Cina, anche se si pensa che potesse essere stato conosciuto già in nord Africa all'inizio del VI secolo presso le popolazioni Copte del moderno Egitto.

Con l'avanzare della tecnica siderurgica, le tavole in legno furono presto abbandonate in favore di quelle di metallo, molto più resistenti ed affidabili per riprodurre una grande quantità di copie senza deformarsi.

Fino alla fine del 1400, in Europa la xilografia era praticata con lastre immodificabili: tutto il campo visivo, sia testo che immagini, era inciso direttamente sulla lastra, e quindi ogni piccola modifica, anche la più banale, comportava la necessaria riproduzione ex-novo della matrice.

Questo era un grosso problema, in quanto i costi principali della xilografia non erano tanto dati dalla mera stampa (carta ed inchiostro), ma dall'incisione della matrice, che richiedeva tempi molto lunghi e una manodopera specializzata.

Per via dei grandi costi di produzione delle lastre, i libri prodotti in tecnica xilografica erano più economici di quelli riprodotti a mano, ma venivano comunque sempre uno sproposito per la gente dell'epoca, che oltretutto era quasi totalmente analfabeta.

In aggiunta a ciò, il processo xilografico aveva tempi di produzione incompatibili con una diffusione delle notizie rapida.

Questi problemi furono risolti con l'introduzione della stampa a caratteri mobili prima, e del processo fotolitografico poi. Contattami ora per la tua promozione!

Johannes Gutenberg e la stampa a caratteri mobili

Johannes Gutenberg
Johannes Gutenberg, l'inventore del primo metodo di stampa a caratteri mobili di largo uso

Nel 1453, l'orafo tedesco Johannes Gutenberg (Magonza, 1390-1403 circa – Magonza, 3 febbraio 1468) riuscì a stampare una Bibbia cristiana non eseguita con le classiche lastre xilografiche ma con un nuovo metodo che prevedeva l'utilizzo di caratteri mobili.

Tali caratteri, dei blocchetti di metallo somiglianti a dei tasselli, erano disposti su un contenitore di legno, ed assemblati riga per riga, in modo da comporre un testo leggibile.

La Bibbia di Gutemberg era composta da 42 righe per pagina (nei fogli dall'1 al 5 le righe sono 40), con il testo disposto su due colonne come d'uso all'epoca.

Il testo sulle righe delle colonne finiva sempre allineato al margine destro (testo giustificato, esattamente come state leggendo questa pagina web), e l'impressione dell'inchiostro sulla carta (140 copie su resistente carta di canapa italiana e 40 copie su pregiata pergamena) era attuato per mezzo di una pressa di legno (platina) spinta verso la carta da una grossa vite.

Ci volevano due operai con buona forza muscolare per azionare una sola pressa, e Gutember riuscì a produrre ben 180 copie della sua Bibbia in tre anni: al giorno d'oggi può sembrare una quantità ridicola in un tempo lunghissimo, ma all'epoca tale costo temporale era più o meno quello necessario ad un monaco amanuense per finire un solo libro.

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La famosa Bibbia di Gutenberg, nota anche come Bibbia a 42 linee o B42, per via delle righe disposte su ogni pagina.
La Bibbia è il primo libro stampato a caratteri mobili della storia, e pertanto è considerata un'opera preziosissima.
Le colorazioni in rosso sono le rubriche ed i capilettera, che Gutenberg pensò molto opportunamente di lasciare vuoti, dando modo al cliente finale di farli dipingere come meglio credeva

Gutemberg non fu il primo in assoluto ad intuire l'utilità e la versitilità straordinaria dei caratteri mobili: già in Cina nel 1041 l'inventore cinese Bi Sheng costruì per primo una serie di tasselli in argilla, che però, data la fragilità del materiale, duravano solo pochissime copie.

Comunque è certo che la stampa di libri con caratteri mobili era già possibile in oriente alla fine del 1300, anche se i blocchetti dei caratteri erano quasi sempre incisi nel legno.

Gutemberg molto probabilmente era a conoscenza del concetto di base dei tasselli mobili, ma la sua grande intuizione fu quella di produrre non i tasselli singoli, bensì una matrice intera di caratteri: dalla matrice, per colatura, si potevano poi ricavare una quantità infinita di tasselli, forgiati in ferro dolce.

Anche l'invenzione del torchio tipografico, opera molto probabilmente mutuata da quello usato per la spremitura dell'uva, è considerata un'invenzione fondamentale del processo di Gutenberg: l'uso della pressa uniforme, oltre che a snellire e velocizzare la produzione, assicurava una distribuzione omogenea dell'inchiostro, migliorando moltissimo la qualità delle copie e preservandole da accidentali bucature o strappi dei tasselli.

L'introduzione dei caratteri mobili fu una rivoluzione incredibile della tipografia, tanto che si fa coincidere il concetto di stampa moderna proprio a partire dalla storica Bibbia prodotta da Gutenberg.Contattami ora per la tua promozione! La Bibbia a 42 linee di Gutenberg è forse il libro stampato antico più caro del mondo.
La sua quotazione è stimata attorno ai 10-15 milioni di dollari, ma la cifra potrebbe essere ben superiore, datosi le vendite delle ultime 48 copie rimaste al mondo sono, per ovvi motivi, rarissime ed eccezionali.
L'ultima vendita all'asta di una delle Bibbie a 42 linee risale al 1987, ed è stata battuta per 4,6 milioni di dollari, per l'appunto circa 10 milioni di dollari attuali.
Per trovare valutazioni superiori di un libro, tocca entrare nel mondo di quelli scritti a mano: nel 1994 Bill Gates, il fondatore della Microsoft e uomo più ricco del mondo, comperò il famosissimo ed antichissimo Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci per una cifra superiore ai 30 milioni di dollari.
Tutt'ora, il manoscritto di Leonardo è il libro - o meglio, diario d'appunti - più costoso del mondo in assoluto, sia tra le opere stampate che quelle amanuensi.
Tra gli altri stuoendi ed antichi libri che hanno fatto la storia dell'editoria, non si può non citare il Vangelo di St Cuthbert: è un piccolo vangelo tascabile scritto in latino dell'VIII secolo d.C., dall'apparenza semplice e spartana.
In realtà, è uno dei primi libri rilegati della storia, e perciò di straordinaria importanza per l'editoria e per il progresso tecnico in generale.
È stato venduto all'asta nel 2012 per oltre 13 milioni di euro.

La litografia e la stampa offset

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Alla fine del 1700 l'austriaco Alois Senefelder scoprì, per via empirica, che una particolare pietra, se opportunamente disegnata con una matita grassa, inumidita e poi inchiostrata, aveva la peculiarietà di trattanere i pigmenti del colore solo nelle parti ricoperte di grasso, respingendolo invece nelle parti non trattate.

Il principio si basa sull'incompatibilità chimica dell'acqua con alcuni inchiostri misceltati con gli olii, notoriamente idrorepellenti.

Per le sue lavorazioni, Senefelder utilizzò una pietra delle cave di Solenhofen, cittadina nelle vicinanze di Monaco di Baviera, dando al processo il nome di litografia.

La litografia, con il suo grande vantaggio di stampare su una superficie piana e senza i tipici solchi della stampa con tasselli incisi nel ferro, ottenne subito un grande successo in tutto il mondo occidentale.

La qualità di stampa era enormemente superiore rispetto alla xilografia e, con costi molto contenuti, la pietra litografica poteva essere inclusa nelle stampe a caratteri mobili, permettendo quindi la produzione di libri illustrati ad un prezzo concorrenziale rispetto al vecchio sistema xilografico, considerando poi che lo stesso Senefelder ottimizzò anche il metodo autografico, grazie al quale non si doveva più disegnare al rovescio le illustrazioni.

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Una moderna stampante offset

La stampa su lastre

Nel corso del 1800 si scoprì che anche una lastra di zinco, trattata in maniera opportuna, aveva le stesse caratteristiche inchiostro-repellenti della pietra calcarea, e questo permise la produzione industriale delle lastre litografiche, permettendo di abbassare ulteriormente i costi di stampa e facendo nascere tutta l'industria moderna dell'editoria per come noi la conosciamo ora.

All'inizio del XX secolo l'americano Ira Washington Rubel mise a punto il sistema di stampa completamente meccanico ed automatizzato per mezzo di lastre d'alluminio microgranito, che non stampavano direttamente sulla carta ma che riportavano il disegno tramite cilindri di tessuto gommato (caiucciù o guttaperca) a contatto tra di loro.

La stampa offset

Questo metodo di stampa planare ed indiretto venne chiamato 'offset', e presentava subito enormi vantaggi rispetto al tradizionale torchio:

  • Potevano essere stampati fogli di carta a bobina (roto-offset), in grande quantità e senza soluzione di continuità;
  • La gomma garantiva una perfetta aderenza su pressoché qualsiasi superficie di stampa, anche su carta di bassa qualità;
  • La goccia di pigmento era quasi una sfera perfetta, migliorando enormemente la qualità finale della stampa;
  • Era possibile stampare a colori semplicemente aggiungendo le lastre necessarie alla quantità di cromie desiderata (una lastra per ogni colore)

Di contro, il metodo offset presenta due svantaggi principali, intrinsechi della sua stessa tecnologia costrutiva: gli ingombri delle stampanti, specie quelle rotative, è considerevole, ed i costi di stampa sono inversamente proporzionali al numero di tirature eseguite.

Detto più semplicemente: stampare piccole quantità costa moltissimo, mentre stampare enormi quantità costa molto poco.

Questo perché, per andare a regime, una generica stampante offset consuma un'enorme quantità d'inchiostro e carta, che purtroppo non possono essere recuperati.

All'introduzione del processo d'impressione fotografico s'unì quasi subito alla litografia, diventando la fotolitografia.

La fotolitografia

La fotolitografia prevede l'incisione chimica della lastra per mezzo di una pellicola e di un gel fotosensibile, che crea così le opportune aree idrorepellenti sulla superficie del foglio metallico.

Con la fotolitografia (chiamata anche, sebbene impropriamente, eliografia) fu possibile produrre lastre tipografiche a costi molto contenuti e, soprattutto, in tempistiche molto rapide.

Già alla fine del XVIII secolo i giornali erano accessibili a basso costo e per praticamente ogni ceto sociale in molti paesi europei e nelle Americhe, e l'unico ostativo serio alla loro diffusione capillare era dato non da impossibilità economica, ma dall'analfabetismo ancora estremamente diffuso nella popolazione.

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La stampa in quadricromia offset prevede una pellicola per ogni colore primario della sintesi sottrattiva (ciano, magenta, giallo) a cui s'aggiunge il pigmento nero

Da fine anni '70 del 1900, le lastre e le pellicole della stampa offset sono state cominciate ad essere prodotte per mezzo dell'impaginazione elettronica.

Tale cambiamento strutturale ha avuto grandi ripercussioni su tutta l'industria tipografica, e già all'inizio degli anni '90 il passaggio alla progettazione computerizzata si completò più o meno totalmente in tutto il mondo.

La stampa digitale

Accanto alla stampa offset è ormai disponibile da diverso tempo anche il procedimento di stampa digitale, ossia la stampa effettuata direttamente dal documento elettronico, senza passare per la pellicolazione.

La stampa digitale ha dei costi ancora più contenuti di quella offset, può essere effettuata in qualsiasi quantità (anche piccole o piccolissime) e ha ingombri dei macchinari molto inferiori rispetto alle rotative.

Di contro, la definizione e la qualità di stampa dell'offset è, al momento, ancora superiore a quella digitale, che rimane comunque economicamente molto più conveniente per grandi o grandissime quantità di copie.

Tale differenza è comunque destinata a scomparire oppure ad assottigliarsi sempre di più man mano che le tecnologie di fabbricazione dei toner evolveranno nel corso del tempo.Contattami ora per la tua promozione!

La nascita delle riviste

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Si definisce rivista una pubblicazione periodica, avente cioè la caratteristica di uscire ogni tot di tempo: giornalmente, settimanalmente, bisettimalmente o mensilmente, ecc ecc.

Quando la pubblicazione è giornaliera, la rivista è chiamata giornale, o quotidiano.

È un'opera collettiva, che necessita del lavoro di una grande quantità di persone, sia alla parte creativa che in quella prettamente tipografica.

Le prime riviste prodotte grazie alla stampa cominciarono a comparire in Europa all'inizio del XVII secolo, e la prima pubblicazione accertata con una certa tiratura fu "Relation aller Fürnemmen und gedenckwürdigen Historien", edita a Strasburgo ed in lingua tedesca, con cadenza d'uscita regolare, ogni 7-14 giorni.

Il primo giornale con un sistema d'impaginazione a colonne, come siamo abituati a vedere ai giorni nostri fu stampato nel 1665, ed era lo storico "Oxford Gazette" (ancora in attività con il nome di "London Gazzette").

I primi giornali erano stampati nelle tipografie dove venivano prodotti principalmente libri, e quindi, per risparmiare sulla produzione, sia caratteri che formati erano eguali a quelli dei testi più richiesti dal mercato dell'epoca, cioè 15X23 cm, con un'impaginazione quasi sempre giustificata a tutta pagina, raramente a due colonne.

Datosi che la stampa dell'epoca era a pressione e non litografica, la carta su cui erano stampati i giornali era solitamente grossolana, molto resistente ed erano visibili i segni della pressa sui caratteri, sempre rigonfi ai bordi ed in forte rilievo.

Questo rendeva impossibile la stampa fronte e retro, e quindi il testo veniva stampato su una sola facciata: occorrerà attendere più di un secolo per ottenere la stampa su entrambi i lati, con un processo litografico accettabile per qualità e costo.

La foliazione, cioè il numero di pagine totali del giornale, era di quattro.

Il più antico giornale del mondo attualmente ancora in attività è la "Gazzetta di Mantova", fondato nel 1664.

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Degli antichi giornali americani di fine '800. Da notare la rigidità dell'impaginazione e l'assenza di titoli della prima pagina, con tutte le notizie schematicamente ordinate nelle colonne

La struttura dei giornali nella stampa

Le prime testate giornalistiche curiosamente non avevano un titolo, e le notizie dal mondo erano elencate suddivise per paese.

Il boom dell'editoria si ebbe nel XVIII secolo, parallelamente all'espasione della produzione industriale: già all'inizio del XIX secolo la struttura dei quotidiani, delle riviste settimanali e delle pubblicazioni periodiche in genere aveva assunto i connotati moderni a cui siamo abituati oggigiorno.

L'espansione massima dell'editoria vi fu negli anni '50 del 1900, quando furono del tutto abbandonati gli ultimi torchi a pressione in favore della fotolitografia con stampa offset rotativa.

Durante gli anni '80 il processo di impressione fotografica delle pellicole per le lastre delle rotative iniziò ad essere controllato da un computer, e l'impaginazione divenne totalmente elettronica.

Con l'avvento dell'Internet per le masse prima e la rivoluzione dei dispositivi mobili poi (smartphone, tablet, notebook, e-reader, ecc ecc.) pressoché tutte le testate giornalistiche mondiali hanno cominciato la distribuzione delle loro riviste anche digitalmente, per mezzo di web application, applicazioni native stand-alone proprietarie oppure applicazioni aggregatrici (tipo Etalia).

Tutte le attività e le piattaforme usate per diffondere la rivista digitalmente rientrano nel 'digital publishing', ed il suo sviluppo è considerato uno dei core business dell'editoria moderna.Contattami ora per la tua promozione!

Il business dell'editoria e della stampa

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Il primo annuncio economico di cui si ha notizia pubblicato in un giornale risale al 1631, su "La Gazette" di Parigi.

Da allora, tutti gli editori hanno sempre usato la vendita degli spazi interni delle loro riviste per sovvenzionare la loro attività, e tale modello di business è rimasto pressoché invariato fino ad ora.

Oltre che alla vendita degli spazi pubblicitari, gli altri tre metodi di guadagno delle riviste sono la vendita del singolo pezzo, la vendita di un abbonamento periodico (solitamente mensile oppure annuale) oppure il finanziamento statale, cioè un dato contributo pagato con denaro pubblico e ripartito - parzialmente - secondo le effettive tirature, ma solo a specifiche categorie di giornali (ne sono esclusi i grandi gruppi editoriali).

Datosi che una generica redazione di una rivista, anche piccola, ha dei costi di gestione considerevoli, che difficilmente sono coperti solo dalla vendita dei giornali, il finanziamento con la vendita di spazi promozionali è pressoché imperativo per ogni testata.

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L'impaginazione della prima pagina di un moderno quotidiano: si notano le classiche marchette in alto ed i due moduli al piedone, ossia la fascia dabbasso del campo visivo

Al contrario di quello che in molti possono pensare, i costi maggiori per un'editore di riviste non sono tanto quelli di stampa e distribuzione, bensì di produzione dei contenuti: le informazioni (almeno quelle attendibili) non possono essere create dal nulla, ma vanno cercate, trovate, analizzate e proposte in una certa forma comprensibile dal pubblico, e questo comporta dei costi spesso considerevoli.

Ogni redazione di un giornale a tiratura anche locale ha bisogno di reporter, di giornalisti articolisti, di redattori, di segretarie, di opinionisti vari, di fotografi, di designer ed impaginatori, senza contare le spese di stampa e pubblicazione.

Anche il digital publishing ha i suoi costi, che spesso sono alti: devono essere preparati e distribuiti i file in ePub oppure in HTML, è necessaria la produzione e la gestione di un portale web dedicato, di un server o database specifici (grandi testate hanno inoltre bisogno di una catena di server e mirror) oltre che di un'applicazione stand-alone per ogni sistema operativo mobile di utilizzo massivo del mercato.

Tutti questi costi sono coperti principalmente dalla pubblicita presente nelle riviste. Contattami ora per la tua promozione!

La pubblicità Above-the-Line sulle riviste

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In gergo tecnico, si definisce pubblicità 'Above-the-Line' tutta la promozione che passa sui media considerati 'tradizionali': televisione, radio, cartelloni e, per l'appunto, le riviste.

Generalmente, le riviste ed i quotidiani vendono gli spazi in tre differenti modalità:

  • Spazi in porzione di pagina (griglia);
  • Pagina singola o doppia pagina (foglio);
  • Annunci testuali

Gli spazi in porzione, chiamati moduli, sono riquadri pubblicitari presenti nella pagina: il campo visivo viene diviso in una griglia ideale (che varia a seconda delle colonne dell'impaginazione) e lo sponsor affitta una o più parti della griglia per il suo annuncio.

È una modalità di vendita che, per ovvi motivi, trova praticabilità su superfici di ampie dimensioni, come quelle dei quotidiani: con questo sistema l'editore può affittare fino a metà pagina, e può diversificare di molto l'offerta a seconda della posizione del riquadro in griglia e la sua dimensione.

Lo spazio in pagina singola è tutta la pagina occupata dalla pubblicità: è un tipo di promozione che può essere applicato sia a rotocalchi che quotidiani, e generalmente è lo spazio che, date le dimensioni, è tra i più costosi e vistosi.

Volendo, lo sponsor può scegliere di affittare anche la doppia pagina, ossia l'intera dimensione del foglio: tale tipo di pubblicità è disponibile solo per le pagine interne, ed è di particolare impatto visivo, permettendo una reclame con un visual molto accentuato (ottimo per le autovetture, ad esempio).

L'annuncio testuale è un semplice annuncio di testo, che l'editore solitamente inserisce nella sezione degli annunci economici.

Di solito l'annuncio testuale è usato da privati o piccolissime aziende, in quanto ha costi modici ma ha l'impatto minore sul consumatore.
Come negli altri media Above-the-Line, i costi degli spazi pubblicitari variano a seconda di:

  • Prestigio e tiratura del giornale o della rivista
    Grandi testate nazionali che vendono centinaia di migliaia di copie al giorno (sia cartacee che digitali) hanno ovviamente un bacino d'utenza non paragonabile a piccoli giornali locali, quindi i costi anche per un piccolo spazio in griglia saranno considerevoli.
    Il principio è sempre il classico di tutti i media: più potenziali consumatori usufruiscono del media, più potenziali clienti ha lo sponsor, che quindi deve pagare di più per farsi vedere;
  • Dimensione e posizione dello spazio affittato
    Non tutte le pagine dei giornali o delle riviste sono uguali, così come non tutte le posizioni della griglia si vendono allo stesso prezzo.
    Le pagine in assoluto più costose sono la copertina, il foglio mediano e l'ultima pagina; i moduli in griglia più costosi sono invece le manichette (cioè i box ai lati della testata) e tutti i moduli in prima pagina, seguiti dalle mezze pagine

Per una testata quotidiana di tiratura nazionale ed alto prestigio (Corriere della Sera, Il Messaggero, La Repubblica, Il Tempo, Gazzetta dello Sport, ecc ecc.), un'ultima pagina più arrivare a superare i € 100.000,000, mentre delle semplici manichette possono arrivare anche a € 20.000.

A questi prezzi, IVA esclusa, spesso si debbono aggiungere i diritti d'agenzia, che solitamente viaggiano tra il 10 ed il 15%.

Molto più abbordabili sono invece i costi dei quotidiani locali, cittadini o provinciali: i prezzi variano sempre in funzione di tiratura e posizione, ma si tengono decisamente più bassi delle grandi testate e per questo sono spesso usati da piccole aziende ed industrie locali, ad esempio negozi al dettaglio, ristoranti, artigiani, ecc ecc.

I giornali distribuiti gratuitamente, tipo Metro o RomaToday, che si finanziano esclusivamente o quasi con la pubblicità e sono molto radicati nel territorio, hanno i prezzi generalmente più accessibili in proporzione alla loro tiratura.Contattami ora per la tua promozione!

Quando conviene la pubblicità sui giornali?

La pubblicità sui giornali

La scelta di investire denaro o meno sulla pubblicità cartacea dipende in buona misura dagli obiettivi di marketing della campagna promozionale che si è progettata: i giornali e le riviste in generale letti da molte persone quotidianamente, e spesso i lettori sono fidelizzati, ossia comprano quel dato giornale o rivista per abitudine, oppure perché si rispecchiano in determinati valori - od opinioni - degli articoli presenti nella testata, di cui solitamente condividono la linea editoriale.

Molti giornali sono apertamente schierati con un particolare partito politico (alcuni ne sono testate ufficiali), oppure sono vicini ad un motivimento intellettuale, od ancora perseguono una campagna mediatica particolarmente sentita.

Questo permette ai consumatori d'immedesimarsi nell'ideologia del giornale e sentirsi parte di un gruppo, colmando uno dei bisogni della famosa piramide di Maslow.

Tanti altri giornali sono seguiti perché considerati autorevoli, anche se non particolarmente schierati politicamente; altri ancora sono seguitissimi dagli sportivi, poiché trattano - enfatizzando al massimo possibile - uno o più sport amati alla gente, ed in molti casi schierandosi per un particolare team o sportivo famoso, permettendo anche qui l'immedesimazione del lettore in una categoria di gruppo.

Molte riviste, infine, trattano di argomenti specifici che piacciono a determinate categorie di lettori: hobby, moda, settori specialistici, ecc ecc.

Insomma, ci sono un'infinità di pubblicazioni in ogni parte del mondo, ed ognuna di loro ha un suo target specifico, che deve essere valutato in fase d'ideazione della campagna pubblicitaria.

Grandi testate generaliste permettono di pubblicizzare un dato prodotto ad una platea altrettanto generalista, mentre riviste specializzate ovviamente permettono la promozione di beni e servizi specialistici: questo è il motivo per cui prodotti di largo consumo o di alto costo scelgono spesso i quotidiani e le riviste nazionali per la loro promozione, mentre invece aziende specializzate che offrono prodotti specializzati preferiscono le riviste del settore, dove c'è bisogno di controbattere colpo su colpo la concorrenza.

La pubblicità sui giornali può essere molto costosa: dopo la televisione, è il media che generalmente vede il maggior costo di pubblicazione, e questo deve essere necessariamente calcolato durante l'estimo del budget.Contattami ora per la tua promozione!

Le caratteristiche del messaggio promozionale sui giornali

La pubblicità sui giornali

La pubblicità sui giornali e sulle riviste ha una caratteristica unica rispetto agli altri media Above-the-Line come televisione e radio: gode dello 'scripta manent', ossia dell'ovvio vantaggio di essere una counicazione informativa scritta, e pertanto d'essere sempre a disposizione per la lettura e la rilettura.

Altresì, il consumatore del giornale solitamente legge per diletto, per passare il tempo o per essere informato su particolari notizie che gli stanno a cuore, e non ha quasi mai l'atteggiamento spesso compulsivo del telespettatore o dell'internauta, quasi sempre pronti a cambiare canale o sito web con una botta di telecomando o di click.

È una pubblicità quindi che ha mediamente più tempo per essere recepita ed analizzata, e questo permette una serie di vantaggi:

  • Possono essere date informazioni specifiche al consumatore
    Il prodotto può essere presentato in maniera molto più approfondita che in uno spot pubblicitario o radiofonico, anche proponendo tabelle comparative, di rendimenti oppure dati ritenuti utili a descrivere i benefit di ciò che si sta promuovendo.
    Il consumatore spesso cerca e vuole delle informazioni più dettagliate di un prodotto che magari ha visto brevemente in TV, e questo è considerato un vantaggio della pubblicia sulla carta stampata;
  • Possono essere presentati più prodotti assieme od una linea di prodotti
    Datosi che l'affitto della pubblicità sui giornali non è temporale ma spaziale, non è strettamente necessario comprimere la promozione ad un solo prodotto di punta: possono essere presentati anche più prodotti, magari di una stessa linea, oppure parte di una promozione.
    È molto comodo raggruppare i prodotti similari di cui s'è ideata una campagna pubblicitaria unitaria: in tal mondo si possono ripartire i costi e massimizzare il ritorno;
  • Può essere un memo, oppure un buono
    Una buona pubblicità sui giornali può essere usata dal consumatore direttamente come memo, ossia come appunto buono per il futuro, magari per un imminente acquisto.
    È infatti pratica comune salvarsi e ritagliarsi (ultimamente, anche fotografare) le pubblicità di prodotti che interessano, di modo da rileggersele con calma in un secondo tempo.
    Questo fatto ha dato vita anche al business dei buoni e dei tagliandi, usati dalle aziende per promuovere la vendita di un prodotto, offrendo al consumatore un particolare sconto od offerta molto vantaggiosa.
    Il tagliando, chiamato anche coupon, è un metodo molto efficace per invogliare il cliente con una 'call to action' diretta, che spinge fisicamente il consumatore nel punto vendita aziendale

Premesso ciò, anche per la pubblicita giornalistica valgono le stesse regole di base della promozione, ossia: forza del marchio, forza del visual, forza del messaggio, più tutte le altre caratteristiche informative comuni a qualsiasi altra pubblicità (sensazione, stupore, retorica e cliché, ecc ecc.).Contattami ora per la tua promozione!

Quando valutare la campagna sui giornali

La pubblicità sui giornali

La campagna pubblicitaria sulla carta stampata deve essere obbligatoriamente valutata dopo un'attenta analisi del budget, e un accurato estimo dei costi specifici per il media:.

Al contrario dei passaggi pubblicitari o radiofonici, è teoricamente possibile comperare anche solo un solo avviso promozionale su un giornale od una rivista, ma ciò spesso si rivela controproducente: come qualsiasi pubblicità, anche quella giornalistica rende al meglio quando il messaggio è ripetuto un certo numero di volte, e quindi anche in questo caso occorre programmare almeno un ciclo di passaggi.

I parametri possono cambiare, ma in linea di massima occorre valutare l'uso della pubblicità sulle riviste a tiratura nazionale quando:

  • Il prodotto che s'intende promuovere è di alto costo, di alto valore nominale o comunque accettato dal mercato come tale;
  • Il giornale od il rotocalco trattano argomenti attinenti al target che s'intende raggiungere con il messaggio promozionale;
  • Il prodotto oggetto della promozione è in fase di lancio, restyling o si vuole tentare un rally di mercato incrementando le vendite per coprire una temporanea sovra-produzione;
  • Il prodotto pubblicizzato è in forte concorrenza con gli altri competitors, che stanno attaccando il mercato in maniera aggressiva usando lo stesso giornale o rivista che s'intende usare come media

È invece possibile valutare l'uso della pubblicità sulle riviste specialistiche quando:

  • Il prodotto in promozione è un bene od un servizio altamente specialistico o specializzato, attinente ai temi trattati dalla rivista o dal giornale;
  • Il prodotto è disponibile presso molti altri concorrenti, ed il consumatore è preso d'assalto dai competitors con pubblicità ricorrenti sulla rivista favorita che segue

Si può valutare infine la pubblicità su piccoli giornali o riviste locali quando:

  • Il prodotto è radicato nel territorio, ed il bacino d'utenza del giornale è prevalentemente cittadino o provinciale;
  • Il prodotto è offerto da una piccola realtà locale, in forte concorrenza con le altre;
  • Si vuole diversificare il media di comunicazione durante campagne prevalentemente Below-the-Line per attività locali

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A 10 anni volevo essere Haran Banjo, a 40 mi sono accontentato di essere riuscito a divenire me stesso.
Non tutto si può vendere grazie al marketing, ma di certo senza il marketing niente si può vendere.
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