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La ptosi palpebrale e la blefaroplastica

La blefaroplastica e la ptosi palpebrale
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Lo sguardo, si sa, è una parte fondamentale del nostro viso.

Guardare negli occhi l'altro interlocutore mentre si parla è una consuetudine ancestrale nella nostra specie, comune a tutte le etnie del mondo, da millenni.

Lo sguardo comunica tante cose che, spesso, con la sola parola non riusciamo ad esprimere, e perciò è un potente linguaggio corporeo, sia in situazioni colloquiali che d'intimità.

Con lo sguardo possiamo comunicare gioia, dolore, tristezza o felicità, e questi sentimenti primitivi sono capiti in ogni regione del mondo, a prescindere dalla lingua che parliamo.

Lo sguardo è anche una delle prime cose che ci da subito l'impressione dell'età di una persona: uno sguardo fresco e rilassato è, da sempre, sinonimo di gioventù, mentre uno sguardo triste e stanco è, giocoforza, associato spesso all'età tarda della vita.

Eppure, alcune persone, benché ancora giovani, hanno già il classico sguardo 'calante', tipico degli anziani: perché ciò accade?

C'è un motivo scientifico plausibile sul perché, alcuni soggetti, anche da giovani hanno già lo sguardo 'stanco' e perennemente provato?

Per scoprirlo ho intervistato il Dott. Alberto Gallucci, Chirurgo Plastico di Milano che, da anni, s'impegna per studiare i problemi dell'invecchiamento cutaneo prematuro, tra cui la ptosi palpebrale.

Alcuni sguardi, intesi come mirabile armonia di muscoli, proporzioni e, perché no, colori, sono indubbiamente più attraenti di altri.

Il parere del medico: l'intervista al Dott. Alberto Gallucci

L'inervento di blefaroplastica - Intervista col dott. alberto gallucci

Dott. Gallucci, perché lo sguardo è così importante nel concetto stesso di socialità?

"Come ben sai, nella nostra specie - l'Homo Sapiens - il viso è un elemento estremamente importante, sia a livello sociale che interpersonale.

Al contrario di molti altri animali, siamo in grado di comunicare direttamente e frontalmente, intrattenendo relazioni anche complesse proprio grazie al nostro... Viso!

Già, perché abbiamo perso da anni la capacità di 'annusarci' e riconoscerci principalmente dagli odori, a tutto vantaggio di un riconoscimento immediato visivo.

In questo contesto, la nostra comunicazione diretta si basa essenzialmente sul... Guardarci in faccia.

Pensaci bene: in pressoché tutte le culture, è considerata enorme maleducazione non guardare direttamente in volto l'interlocutore e, specie nel passato, il non poter guardare in viso il potente di turno - cosa spesso proibita - significava proprio estraniare i 'comuni mortali' dall'alta carica del potere costituito.

E tutto questo, proprio grazie allo sguardo diretto.

Ora, ti chiedo: quando parli con un'altra persona e non la guardi in faccia, perché lo fai?

Il più delle volte, per vergogna, per timore o semplicemente per disprezzo.

In tutti gli altri contesti, lo sguardo diretto è sempre contemplato.

E questo ti deve dare già una prima, ma importante, idea dell'importanza dello sguardo presso la nostra specie."

In effetti, è vero. Ma c'è anche un motivo per cui alcuni sguardi risultano più affascinanti, più sensuali o semplicemente più attraenti di altri?

"Sì, ovviamente c'è.

Ed è sempre legato ai nostri ricordi ancestrali, cioè dei canoni primitivi che noi tutti abbiamo, che sono pressoché inalterati in tutte le culture del mondo.

Anatomicamente, l'occhio umano, inteso come puro bulbo oculare, è di per sé inespressivo: non è niente altro che una palla, incapace di esprimere nessuno stato emotivo.

Quello che è determinante, è tutta la complessa struttura di muscoli, pelle e tessuto connettivo che gli sta attorno: è quella che crea 'lo sguardo', cioè la capacità di esprimere sentimenti e stati d'animo.

Le palpebre, i muscoli corrugatori, quelli elevatori: tutto questo tessuto a supporto dell'occhio in sé, inteso come bulbo, compie il miracolo, e trasforma una semplice pallina, seppur colorata in maniera curiosa, in uno strumento di comunicazione eccezionale!

Quindi, rispondendo alla tua domanda, la risposta è sì: alcuni sguardi, intesi come mirabile armonia di muscoli, proporzioni e, perché no, colori, sono indubbiamente più attraenti di altri.

Soprattutto gli sguardi ben delineati, ben proporzionati rispetto a tutti gli altri elementi del volto, con un canto laterale (l'attaccatura esterna delle palpebre) abbastanza alto: quelli sono gli sguardi che, generalmente, sono percepiti come più attraenti."

I tessuti turgidi, elastici e ben alti, come ad esempio gli zigomi del volto oppure le palpebre, sono un classico indice di giovinezza.

Perché invece alcuni sguardi risultano stanchi ed appesantiti? È una questione di età, o c'è dell'altro?

"Ancestralmente, tutto ciò che è slanciato, alto, ben eretto è percepito, dalla nostra specie, naturalmente come attraente.

I motivi di ciò sono vari, ma dipendono essenzialmente dal nostro status di bipedi: da quando ci siamo evoluti, 'alzandoci' su due gambe, percepiamo come inferiore ciò che è, al contrario, in posizione 'bassa'.

Questo è uno dei motivi del perché preferiamo, di solito, le forme alte ed allungate, ma non è il solo.

Difatti, i tessuti turgidi, elastici e ben alti, come ad esempio gli zigomi del volto oppure le palpebre, sono un classico indice di giovinezza.

Di contro, la pelle flaccida, cadente, il naturale prolasso del grasso del volto e del corpo generale, tipico dell'avanzare dell'età, sono percepiti appunto come 'vecchiaia', e per questo meno graditi.

Sguardi con una palpebra molto cadente, che tende a devormare il naturale arco dell'occhio, formando come una curiosa 'S rovesciata' sono tipici della persona vecchia, e danno al volto quell'espressione stanca e provata.

Però, questa condizione, benché comune e considerata normale della fase avanzata della vita, può affliggere anche persone in realtà ancora giovani.

Questo succede quando, per motivi ereditari, la persona tende a produrre meno collagene del normale, anche in età giovanile."

Perché il collagene è così importante nello sguardo?

"Il collagene è quella proteina, diffusissima nella nostro corpo, che serve a far rimanere incollati i tessuti tra di loro.

Questa proteina è presente in grande quantità nella nostra cute, in particolar modo nell'ipoderma, garantendo che la pelle rimanga ben adesa a ciò che c'è sotto, quindi il pannicolo adiposo e la tonaca muscolare.

Il collagene è come una colla estremamente potente, ma proprio come tutte le colle, non dura per sempre: dopo un po' dalla sua produzione (sono i fibroblasti che lo producono), la proteina 'si secca', divenendo meno efficace.

In un organismo giovane, il vecchio collagene viene divorato dai macrofagi e rimpiazzato costantemente con una nuova produzione, in un processo definito turn-over.

Le palpebre superiori degli occhi, essendo un misto tra muscolo e pelle, hanno anche loro una grande quantità di collagene che le tiene ben alte quando l'occhio è aperto, sfidando quindi la gravità.

Se però il collagene vecchio non viene adeguatamente ripristinato da quello nuovo, ecco che le palpebre cedono e prolassano, non dissimilmente da quello che avviene con tutta le pelle del corpo.

Si ha quindi quella che viene definita ptosi palpebrale, con la modifica dell'arco dell'occhio e la sensazione apparente di uno sguardo triste e stanco.

Purtroppo, il turn-over del collagene non è un comando unico per tutti gli esseri umani: il suo ritmo è deciso dalla genetica, e la Medicina ha da tempo stabilito che i fattori esterni, sebbene importanti, siano comunque una componente minoritaria del problema.

Ecco perché molte persone, seppur ancora giovani, presentano già i sintomi di uno sguardo vecchio.

Parliamo di persone di 35-40 anni, di certo ancora nel loro massimo vigore fisico, eppure già con problemi di ptosi alle palpebre."

Nella ptosi palpebrale, perché alcune volte si percepisce anche come un gonfiore della palpebra?

"Quel gonfiore di cui parli non è niente altro che una crescita anomala del volume del grasso retro-orbitario.

Mi spiego meglio: come sai, il nostro occhio è una struttura morbida e delicata, composta principalmente da liquido.

Alloggia nella cavità oculare, che invece è una struttura molto dura, formata da svariate ossa.

Bene, come ben immagini, una struttura molto morbida che friziona costantemente una struttura molto dura, non... Dura a lungo, perché prima o poi finirebbe per lesionarsi.

Per impedire ciò, e fornire dunque al nostro bulbo oculare una protezione efficace, l'evoluzione ci ha dotati di alcune sacche di grasso, presenti a mo' di cuscinetto tra l'occhio e l'osso.

Queste sacche sono cinque per occhio: due sotto la palpebra superiore, e tre sotto quella inferiore.

Col tempo, in alcune persone gli adipociti (le cellule di grasso) che compongono questo curioso 'airbag naturale' degli occhi, aumentano di volume, gonfiando quindi la palpebra sopra di essi.

Ecco che lo sguardo diviene non soltanto stanco, ma anche in un qualche modo 'congestionato' da questa eccendenza di grasso, che lo fa apparire bolso e ancor meno attraente.

Questa condizione è slegata alla prosi palpebrale, ma in molti casi coesiste, peggiorando dunque l'estetica dello sguardo."

Allo stato attuale della Medicina, non è possibile correggere la ptosi palpebrale se non eliminando fisicamente la pelle eccedente che l'ha causata.

Ma questo grasso retro-orbitario è lo stesso che forma le tanto temute 'borse' sotto gli occhi?

"Esattamente: le borse sotto gli occhi sono proprio causate da un eccesso di grasso retro-orbitario nelle tasche inferiori.

Ecco perché le borse sono un problema impossibile da risolvere con il solo uso di creme cosmetiche: il grasso sta sotto il muscolo della palpebra, dove nessun prodotto topico cosmetico può arrivare.

Ovviamente, le borse sotto gli occhi possono tranquillamente coesistere con le borse superiori e la ptosi palpebrale, peggiorando ancora di più lo sguardo e facendolo sembrare veramente vecchio e cadente."

Dottore senta, la ptosi palpebrale non può modificare anche il campo visivo?

"Certamente: la ptosi della palpebra superiore modifica sempre il campo visivo, riducendolo.

Ecco perché la sua risoluzione, necessatiamente chirurgica, è uno degli interventi convenzionati dal Sistema Sanitario Nazionale, quando però fatto per fini funzionali e non estetici.

A livello medico, diciamo che vi è un interesse funzionale quando il campus visivo si è ridotto di più del 60%, proprio per colpa della ptosi della palpebra."

Dottore, da quello che ha detto immagino che la terapia per la ptosi palpebrale non possa che essere chirurgica, è corretto?

"È corretto: allo stato attuale della Medicina, non è possibile correggere la ptosi palpebrale se non eliminando fisicamente la pelle eccedente che l'ha causata.

E questo è possibile solo con la Chirurgia: non vi sono farmaci o creme miracolose che possono avere un qualche effetto su un problema meccanico, cioè un'eccedenza di pelle causata da un'irreversibile carenza di collagene.

L'intervento risolutore del problema sia per la palpebra superiore che quella inferiore, è chiamato blefaroplastica.

Anche se può sembrare curioso od irreale, l'intervento moderno non è niente altro che un perfezionamento di quello che già i miei colleghi arabi eseguivano secoli fa.

Il protocollo di blefaroplastica è difatti rimasto invariato da secoli - segno che il problema della ptosi c'era già allora - ed stato messo a punto dalla Medicina araba medievale."

In cosa consiste l'intervento di blerafoplastica?

"L'intervento in sé è molto semplice e di facile intuizione: la pelle in eccesso, causa della ptosi della palpebra, viene rimossa con l'incisione di una piccola losanga sulla palpebra stessa.

Tale incisione non è fatta a caso, ma rispettando le naturali linee di piega della palpebra (le linee di Langers).

Dopo avere asportato la losanga in eccesso, la ferita si sutura con piccolissimi punti.

Nel caso di presenza di eccesso di grasso retro orbitario, datosi che esso si trova sotto il muscolo, si provvede delicatamente a separare le fibre dello stesso per poi ridurre le tasche adipose, non asportandole del tutto ma semplicemente riducendole di volume.

Dopodiché, rimesso in posizione il muscolo, si sutura normalmente.

Anche per la palbebra inferiore si procede allo stesso modo, stando bene attenti però a non asportare troppa pelle."

È un intervento che viene fatto in sala operatoria?

"Non necessariamente.

La blefaroplastica è poco più di un intervento di chirurgia ambulatoriale, quindi può essere praticato anche in ambulatorio, sempre che esso sia idoneo e attrezzato.

Non vi è necessità di sedazione o anestesia generale: il paziente viene operato in semplice anestesia locale a base di lidocaina, quindi non vi è bisogno di un Medico Anestesista di supporto.

Questo rende l'intervento veloce e con dimissione immediata, dunque non è per forza erogato in sala operatoria.

Personalmente, porto i pazienti in sala operatoria quando devo associare la blefaroplastica anche ad altri interventi sul volto, come ad esempio il lifting."

leggi anche: il lifting del viso

Qual'è il tempo di recupero dopo l'intervento di blefaroplastica?

"Dopo l'intervento il paziente può immediatamente tornare a casa, con una piccola medicazione che dovrà portare qualche giorno.

Il recupero è pressoché istanteneo: il giorno seguente può tornare subito al lavoro, avendo solo cura di proteggere gli occhi, per qualche giorno, con gli occhiali da sole, ma solo per difendersi da una leggera foto-sensibilità che può manifestarsi, totalmente passeggera.

I punti, piccolissimi, sono tolti dopo circa 7-10 giorni, mentre la guarigione totale è completata in un mese."

Ma le cicatrici post-intervento? Sono visibili?

"No, le cicatrici sono totalmente invisibili, in quanto nascoste nelle normali linee di tensione delle palpebre.

Sì può dire, seppur impropriamente, che la blefaroplastica sia pressoché l'unico intervento di Chirurgia Plastica totalmente impossibile da indovinare, per chi non conosce il paziente.

Se ne vedono gli effetti benefici e ringiovanenti, ma non si capisce il tipo di intervento eseguito, poiché le cicatrici sono, come detto prima, impossibili da riconoscere.

Anche le persone che conoscono il paziente fanno solitamente fatica a capire cosa abbia effettivamente fatto per apparire con un aspetto così giovane e fresco.

Il che la dice tutta sull'invisibilità delle cicatrici."

C'è un limite di età per eseguire l'intervento di blefaroplastica?

"Direi proprio di no.

L'intervento, davvero mini-invasivo, è ottimamente sopportato anche da pazienti avanti con gli anni.

Questo per via dell'assenza di bisogno di anestesia generale o sedazione, per la durata di operazione davvero ridotta (difficilmente si supera l'ora di intervento) e per le piccolissime incisioni necessarie per eseguire la riduzione della ptosi.

Personalmente, eseguo settimanalmente molti interventi di questo tipo su pazientianche over 70, con ottimi risultati.

Ovviamente, le condizioni generali di salute devono comunque essere buone, ma questo è riscontrabile con una buona anamnesi prima dell'operazione."

Quindi la blefaroplastica può risolvere il fenomeno dell'occhio stanco, anche su pazienti di giovane età?

"Non solo la blefaroplastica può risolverlo, ma direi che è l'unico intervento che può risolverlo."

I risultati dell'intervento di blefaroplastica sono duraturi?

"Sebbene il nostro corpo cambi continuamente nel tempo (fortunatamente, visto che siamo vivi), i risultati di una blefaroplastica ben eseguita, eventualmente con riduzione del geasso retro-orbitario, sono pensati per durare molti, molti anni.

Conosco pazienti su cui ho operato oltre 25 anni fa che ancora mantengono i risultati di allora: questo per dire che l'intervento, se ben fatto, non ha generalmente bisogno di essere ripetuto.

Certo, anche a seconda del paziente possono esserci dei casi non dico di recidiva, ma di un leggero abbassamento della palpebra, ma solitamente ciò accade dopo molti, molti anni.

E comunque non è detto che accada, anzi: per mia esperienza, il tessuto cicatriziale che si forma sotto la palpebra operata impedisce, solitamente, un nuovo prolasso dei tessuti."

Senta Dottore, molti hanno paura che l'intervento di blefaroplastica possa modificare i lineamenti del volto e lo sguardo. È vero questo?

"No, nella maniera più assoluta.

L'intervento di blefaroplastica non modifica lo sguardo né il cosiddetto taglio degli occhi, ma va semplicemente a ripristinare una sityuazione precedente alla ptosi, o anche a ridurre il volume del grasso retro-orbitario, proprio come era in passato.

Il volto della persona quindi non cambia, né tantomeno cambia il suo naturale sguardo che anzi, senza più la ptosi palpebrale o le borse di grasso risulta più sereno, fresco e giovane."

Dottore, c'è bisogno di una visita medica particolare prima dell'intervento?

"Per l'indicazione clinica all'operazione, basta una semplice visita di Chirurgia Plastica.

Al Chirurgo esperto bastano pochi minuti per capire se il paziente è idoneo o meno alla blefaroplastica: il tempo che richiede la visita è dato più dalle (direi obbligatorie) spiegazioni e rassicurazioni sull'intervento, piuttosto che la visita clinica in sé."

Eventualmente, nella stessa seduta operatoria, si può abbinare l'intervento di blefaroplastica con il lifting del volto?

"Certo, perché no.

Anzi, spesso è una comoda soluzione che risparmia al paziente due accessi chirurgici separati, e quindi, in caso di indicazione clinica, è preferibile."

Il Dott. Alberto Gallucci è un Chirurgo Plastico di Milano, perfezionato da anni nella Chirurgia Estetica e in quella Ricostruttiva.

In oltre 20.000 ore di sala operatoria, il Dottore ha perfezionato la tecnica di blefaroplastica non invasiva, sia superiore che inferiore, facendola diventare un intervento a dimissione immediata, con zero dolore opost-operatorio e un tempo di recupero pressoché immediato.

Il Dott. Alberto Gallucci opera come Chirurgo Plastico presso lo studio Salus Mea di Milano e la Casa di Cura Villa Letizia.

Per maggiori informazioni su tutte le attività di studio e ricerca del Dott. Alberto Gallucci , potete visionare il suo sito minichirurgiaplastica.it o collegarvi alla sua pagina di Facebook seguendo questo indirizzo.

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