Amici Miei Atto II
Contattami velocemente
per richiedere una valutazione GRATUITA del tuo problema!
Titolo originale: Amici miei - Atto II
Paese di produzione: Italia
Anno: 1982
Durata: 121 min
Colore: colore della Telecolor
Audio: sonoro
Genere: commedia
Regia: Mario Monicelli
Soggetto: Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli, Mario Monicelli
Sceneggiatura: Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli, Mario Monicelli
Produttore: Luigi De Laurentiis, Aurelio De Laurentiis
Distribuzione: (Italia) Filmauro
Fotografia: Sergio D'Offizi
Montaggio: Ruggero Mastroianni
Musiche: Carlo Rustichelli
Scenografia: Lorenzo Baraldi
Costumi: Gianna Gissi
Sfondi: Basilica di San Miniato al Monte, Firenze
Interpreti e personaggi
Ugo Tognazzi: il conte Mascetti - Raffaello "Lello" Mascetti
Gastone Moschin: il Melandri - architetto Rambaldo Melandri
Adolfo Celi: il Sassaroli - professor Alfeo Sassaroli
Renzo Montagnani: il Necchi - Guido Necchi
Philippe Noiret: il Perozzi - Giorgio Perozzi
Milena Vukotic: Alice Mascetti
Franca Tamantini: Carmen Necchi
Paolo Stoppa: Savino Capogreco, lo strozzino
Yole Marinelli: Anita Esposito, l'amante del Perozzi
Angela Goodwin: Laura Perozzi
Alessandro Haber: Paolo, il vedovo
Domiziana Giordano: Noemi Bernocchi
Tommaso Bianco: Antonio Esposito, fornaio
Fiorentina Bussi: Twister
Enio Drovandi: vigile urbano
Maurizio Scattorin: Luciano, figlio di Perozzi (da adulto)
Lucio Valerio Patanè: Luciano (da bambino)
Renato Cecchetto: Augusto Verdirame, amante della signora Necchi
Carmen Elisabete Dias da Silva: Carmencita, la contorsionista
Giovanni Nannini: il custode del cimitero
Anna Maria Torniai: la suocera di Perozzi
Doppiatori italiani
Pino Locchi: Giorgio Perozzi
Emanuela Rossi: Noemi Bernocchi
Fabrizio Manfredi: Luciano Perozzi (da bambino)
Non si deve mai andare in Germania, Paolo...
Trama
Nella Toscana di inizio anni '80, i quattro amici rimasti del precedente film, ovverosia il Conte Raffaele "Lello" Mascetti (Ugo Tognazzi), l'Architetto Rambaldo Melandri (Gastone Moschin), il barista Guido Necchi (Renzo Montagnani) e lo stimato chirurgo Professor Alfeo Sassaroli (Adolfo Celi) si riuniscono al cimitero, per prendersi cura della tomba del loro grande amico scomparso anni or sono, Giorgio Perozzi (Philippe Noiret), compagno di tante indimenticabili 'zingarate'.
Scherzi micidiali, astuti e goliardici, che sono intesi dalla combriccola come l'unica cosa bella che spezza l'orribile e motonono scorrere della vita, e per questo unica, vera e genuina fonte di gioia dell'esistenza stessa.
Dopo aver ripulito la tomba e messo nuovi fuori freschi, il Sassaroli nota la presenza di un vedovo inconsolabile (Alessandro Haber), seduto di fronte alla tomba della moglie, e non resiste dall'inscenare un'assurda pantomima, facendo credere al poveraccio di essere stato l'amante dell'estinta.
Questa zingarata fa ricordare agli amici gli anni felici passati col Perozzi e la sua innata classe nell'ideare e realizzare i suoi tremendi scherzi, ed inizia così un lungo flashback degli anni passati.
Dopo una lunga notte passata al giornale, il Perozzi va a sollazzarsi con la bella Anita, la moglie del fornaio dove è solito comperare i 'cornetti appena fatti' (l'assonanza figurata è voluta).
Tornato a casa però, scopre che l'arcigna mogliera ha scoperto tutto, e decide quindi di lasciare la casa coniugale, appioppando il figlio Luciano al padre, che non risulta molto felice della cosa: il pargolo è estremamente serio, puntiglioso e noioso fin da piccino, e il Perozzi si ritrova così a doverselo sorbire ed accudire tutta la giornata, non avendo quindi più tempo per le sue zingarate.
Dopo aver cercato di appioppare il pargolo al Mascetti, per far tornare a casa sua moglie e far finire la balia del figlio progetta una zingarata eccezionale: approfittando di un incidente di una corriera, il Perozzi inserisce tra i defunti anche la sua amante Anita, mettendo così i rimorsi alla moglie, che le aveva augurato un accidenti immediato quando scoprì la tresca clandestina.
Fatta ritornare la donna a casa - esclusivamente per levarsi l'incombenza del figlio, e non per altro - la parte migliore della zingarata vede una quantità di corone di fiori e telegrammi per l'ignara Anita, che non si capacita di come tutti quanti la prendano per morta, quando lei invece è fin troppo viva, sempre sotto le lenzuola col Perozzi.
Voi, prodi kamikaze, venite qui!
Nel frattempo, il Melandri, che non si faceva vivo da un mesetto, ritorna dagli amici con una novità : ha conosciuto l'ennesima donna della quale - tanto per cambiare - s'è infatuato all'istante.
Tale signora però si dimostra estremamente bigotta ed osservante ella dottrina cattolica, costringendo l'architetto persino a battezzarsi, oltreché partecipare ad una surreale Via Crucis, dove sarà schernito sadicamente dai suoi amici.
Proprio nel giorno in cui l'algida bigotta decide di concedersi al Melandri però, Firenze subisce l'innondazione dell'Arno, nella tragica alluvione - realmente accaduta - del 1966.
I cinque amici si ritrovano così a Piazzale Michelangelo mentre guardano la desolazione della città totalmente allagata, facendosi però coraggio, ed affrontando anche questo momento con la loro solita, tagliete ironia: è tempo per lo sci d'acqua!
Dollari! sterline! Allaccia scarpa, scarpa allaccia...
Si ritorna al presente: durante una notte, la moglie del Mascetti tenta, di soppiatto, di avvelenare tutta la famiglia col gas, non riuscendoci per via dello stacco dello stesso per morosità .
Il motivo è grave: la figliola del Conte è stata messa incinta, e non si sa manco da chi.
Grullato dal Sassaroli, a cui s'è rivolto per ottenere un aborto, e dagli altri amici, il Mascetti scoprirà che il responsabile del fattaccio è il sotto-cuoco della mensa dove lavora la giovane: un avanzo di galera ben poco trattabile.
Il Mascetti deciderà così di far tenere il bambino alla figlia, che lo chiamerà come il nonno, Raffaele.
Per far ripigliare il loro amico dal trauma, la banda degli amici organizza una faronica zingarata a Pisa, spacciandosi per un intesistente (e ridicolo) "Servizio Torri": travestiti da improbabili tecnici, gli zingari si faranno beffe dei turisti minacciando un'imminente caduta della storica torre pendente, addirittura arrivando a 'puntellare' la stessa con pali di legno, per giunta facendosi aiutare dalla gente attorno!
Finita la mega-zingarata e sulla via di casa, il Necchi scopre casualmente, ad un controllo stradale, di avere nei pantaloni la patente di un altro uomo: è la prova che sua moglie Carmen, dopo anni ed anni passata totalmente trascurata, l'ha tradito con un avventore del suo ristorante.
Il Necchi si vendicherà dapprima facendo un occhio nero alla mogliera, e poi costringendo l'amante ad ingurgitare un'intera scodella di brodo condito all'urina.
Ci sarà anche il tempo per improvvisare un rapido "Souvenir d'Italie" ad un gruppo di turisti spagnoli: ovverosia le foto delle parti intime della banda di zingaracci fatte proprio con le camere dei forestieri ispanici.
Donna nana, tutta tana!
Tale episodo fa ricordare agli amici l'avventura del Mascetti di qualche anno prima, ai tempi in cui era vivo il povero Perozzi: comincia quindi un nuovo flashback narrato dal Necchi, in cui viene raccontato l'incontro tra il Conte decaduto ed una contorsionista teatrale spagnola, per la quale il Mascetti perderà la testa.
Per rivivere i fasti di un tempo e spassarsela nel lusso con la sua nuova fiamma, il Mascetti ricorrerà al prestito di uno strozzino, tale Savino Capogreco, al quale firmerà ben 5.000.000 di Lire di cambiali (una cifra enorme, ai tempi) ed ipotecherà anche quattro set di enciclopedie già pagate dai clienti.
L'avaro cravattaro però stavolta ha trovato pane per i suoi denti: i cinque amici, infatti, sfruttando la sua ipocondria e la sua atavica tirchieria, lo convinceranno dapprima a sanare tutti i debiti del Mascetti in cambio di un finto trapianto di reni, e poi - data la reticenza dell'usuraio - lo convinceranno addirittura a sottoporti ad un 'trapianto anale' per curare l'immaginaria 'defecatio isterica'.
Ma vaffan-zum!
Tornati al presente, si assiste all'amaro finale della pellicola: dopo una discussione con gli altri (una delle tante dove gli amici lo sfottevano in allegria), il Mascetti è vittima di un colpo apoplettico, da cui uscirà semi-paralizzato e in sedia a rotelle.
Grazie all'aiuto del Sassaroli e del Melandri, riuscirà ad avere una piccola pensione d'invalidità con una casetta in campagna, dove potrà finalmente avere un po' di serenità , anche se costretto all'essere accudito dalla moglie di cui, fondamentalmente, non gli è mai importato nulla.
Non perderà però la sua inesauribile voglia di vivere e di lottare, anche menomato: lo ritroveremo ad una gara di atleti paralimpici, all'epoca chiamati ancora 'handicappati', mentre gareggia per la sezione di Pisa in una gara di corsa con le carrozzelle.
Un inno alla determinazione e alla volontà di continuare ad andare avanti, che vedremo al massimo del suo fulgore nel terzo episodio conclusivo della saga.
Gli zingari
Giorgio Perozzi
Giornalista burlone e goliardico morto alla fine del primo capitolo della saga, qui ricompare nei flashback dei protagonisti.
Veniamo quindi a sapere qualcosa di più sul suo passato: dal perché la moglie si sia dimostrata così fredda al suo funerale (questione di corna), alle sue inconciliabili differenze di
vedute a proposito della vita con il figliolo, che si dimostrarono palesi già dall'infanzia del bambino.
Nei flashback, inventa un diabolico piano per far ritornare la moglie a vivere con lui - solo per aver di nuovo la balia al figlio rompipalle, e non per altro - e continuare imperterrito a cornificarla.
Conte Raffaello "Lello" Mascetti
Conte decaduto e squattrinato, è l'impareggiabile inventore della 'supercazzola', con la quale si diverte da sempre a deridere gli ingenui astanti.
Sempre in bolletta cronica, dovrà affrontare la gravidanza non voluta della ritardata figliola, ma avrà il suo momento di gloria sperperando i soldi dello strozzino Savino Capogreco, di cui poi riuscirà anche a burlarsi.
Verrà colpito da un tremendo ictus alla fine della pellicola, che lo lascerà semi-paralizzato sulla sedia a rotelle, ma che non gli toglierà la voglia di vivere e di combattere.
Lo ritroveremo ancora paralizzato - ma solo nel corpo - nell'episodio finale della saga, in cui tornerà a ideare le sue micidiali zingarate.
Architetto Rambaldo Melandri
Anche in questo episodio l'architetto del comune si dimostra particolarmente incline all'innamoramento - o per meglio dire infatuazione - e stavolta il colpo di fulmine scatta per una bigotta over 40, mai stata toccata prima da mano maschile.
Nello spassosissimo flashback, gli amici si divertiranno un mondo a canzonarlo e a percularlo nei modi più atroci per via della sua forzata, nuova devozione alla dottrina cattolica, che naufragherà - è veramente il caso di dirlo - con la storica alluvione di Firenze nel '66.
Guido Necchi
Il grande Renzo Montagnani prende la parte che fu di Duilio Del Prete e ci regala un Necchi in grandissimo spolvero, senza far rimpiangere il suo illustre predecessore.
Più fumentino ed irruento che nella precedente pellicola, sarà sempre l'autore di zingarate memorabili, come quella mastodontica alla torre di Pisa ed il famoso "Souvenir d'Italie", con il quale immortala le parti più... Nascoste della nostra amata penisola e le dona generosamente agli ignari turisti.
Scoprirà che la mogliera Carmen lo tradisce con un bresciano, ed organizzerà una tremenda vendetta ai danni di quest'ultimo.
Professor Alfeo Sassaroli
Il famoso luminare torna a partecipare alle micidiali zingarate dei suoi amici, iniziando con l'epico scherzo al vedovo del cimitero dove s'era recato per rendere omaggio alla tomba del Perozzi.
Epica la scena in cui, durante la zingarata della torre di Pisa, invita con un impeccabile inglese i turisti a scendere dal monumento.
Grazie alla sua posizione di famoso medico, tirerà due micidiali scherzi allo strozzino Savino Capogreco, recuperando quindi i debiti contratti dal Mascetti.
Mascetti che salverà anche dall'ictus, e a cui donerà una sua villetta in campagna.
Sviluppo e produzione
Dopo sette anni dal grandissimo successo della prima pellicola, Mario Monicelli riprende il racconto dei terribili 'zingari' di Firenze usando lo stratagemma del flashback narrativo per riportare nella storia Giorgio Perozzi, morto alla fine del precedente episodio.
Il film segna definitivamente la fine del genere della 'commedia all'italiana' di cui lo stesso Monicelli è stato uno degli alfieri e grandi maestri: è un finale amaro, amarissimo, in cui il leggero 'retrogusto di speranza' che aveva comunque pervaso la prima produzione qui risulta quasi totalmente assente.
Si continua a ridere per le memorabili zingarate di Tognazzi e compagni, ma è una risata strozzata dal pessimismo dilagante che aleggia su tutto il film: la trombosi del Mascetti e la sua menomazione sono solo l'ennesima, sarcastica fine di una zingarata durata tutta la vita, e che ora (forse) volge al termine.
Un segnale cupo del regista romano, che proprio con la fine del genere che l'ha tanto beneficato comincerà l'ultima parte della sua produzione artistica, volta essenzialmente al pessimismo e alla mancanza totale di fiducia in una società italiana che, ormai, è troppo mutata per essere ancora apprezzata dal cineasta.
Il tentativo di dare un seguito alle avventure dei tremendi amici toscani è però, amarezza a parte, da considerarsi del tutto riuscito: il film è estremamente divertente e, anche se forse non raggiunge le eccellenze della prima produzione, regala comunque scherzi e spezzoni memorabili (tipo il finto "Servizio Torri" durante la zingarata a Pisa).
L'uso del flashback s'è reso obbligato per riportare in vita il personaggio interpretato da Philippe Noiret, ovverosia Giorgio Perozzi, ma ha anche causato inevitabili anacronismi: il primo tra tutti, piuttosto ovvio, è l'invecchiamento degli attori (mascherato ma fin troppo evidente in Tognazzi e Celi), che ovviamente risultano più anziani in eventi in cui invece sarebbero dovuti essere molto più giovani.
Ma questo, è comunque un male necessario, per non storpiare eccessivamente la trama e per permettere al Perozzi di continuare a farci ridere.
Il personaggio del Necchi è qui interpretato dal grande Renzo Montagnani, che prende il posto dell'indisponibile Duilio Del Prete: il grande attore toscano non fa rimpiangere il suo predecessore, e ci delizia con l'interpretazione di un Necchi sicuramente più spontaneo e verace, ma terribilmente simpatico.
La famosa 'supercazzola' di Tognazzi è sempre presente, e raggiunge momenti sublimi, anche in situazioni disperate, come quella dell'ingravidamento della figlia del Mascetti.
Spezzoni leggendari - Il vedovo
Tra le zingarate presenti nel film, una menzione speciale la merita proprio quella introduttiva, in cui compare anche il grande Alessandro Haber nei panni di un vedovo inconsolabile.
La semplicità e la naturalezza con cui il Sassaroli gioca uno degli scherzi più tremendi che si possano mai ordire, perdipiù improvvisato sul momento, è entrata di diritto nelle più belle interpretazioni di tutto il cinema italiano.
Lo scambio di frasi tra il vedovo ed il Sassaroli, con l'epica: "Non si deve mai andare in Germania, Paolo" è da apoteosi pura.
Qui sotto ecco la clip della scena.