La parodontite: la malattia orale che ti fa perdere tutti i denti
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ricordati di consultare sempre un medico prima d'intraprendere qualsiasi iniziativa personale.
C'è una pericolosa patologia orale, estremamente diffusa tra la popolazione di tutto il mondo, che da millenni è responsabile della perdita dei denti naturali e, assieme alla carie dentale, è la prima causa di edentulia (mancaza di uno o più denti) a livello globale.
La parodontite, chiamata anche spesso malattia parodontale o piorrea, è una grave malattia del parodonto, cioè i tessuti di supporto dei denti, che provoca, se non curata, l'espulsione spontanea degli elementi dentali.
La parodontite è un problema serio: il Ministero della Salute stima che, nella sola Italia, ben il 60% della popolazione adulta ne sia affetta, con picchi di diagnosi specie nei soggetti over 50.
Un tempo considerata un'inevitabile effetto della vecchiaia, da molti anni la moderna Medicina ha stabilito con certezza la causa della piorrea, cioè dei particolari batteri che popolano il nostro cavo orale, e ha stabilito anche un suo certo legame con una predisposizione genetica allo sviluppo della patologia stessa.
A Milano, il Dott. Gianluigi Bittante e sua figlia la Dott.ssa Ilaria Bittante da anni combattono la parodontite con un innovativo protocollo di cura che mira a salvare i denti naturali dei pazienti e a fermare l'avanzamento distruttivo della piorrea.
Da cosa è dipesa esattamente la piorrea?
È contagiosa, può essere ereditata geneticamente?
Qual è la cura migliore per evitare di perdere tutti i denti?
Ne parliamo direttamente col Dottore, buona lettura!
Si può dire che lo scopo ultimo della terapia per la piorrea è, in sostanza, salvare i denti naturali dalla caduta.
Il parere del medico: l'intervista al Dott. Gianluigi Bittante
Dottore, che cos'è la parodontite?
La parodontite, chiamate anche comunemente piorrea, è una patologia del parodonto, cioè del tessuto di supporto dei denti.
Tale tessuto è costituito dalle gengive, dall'osso alveolare, dal cemento e dal legamento radicolare: tutti supporti che consentono ai nostri denti di rimanere ben saldi nella nostra bocca.
La piorrea, lentamente, infiamma e irrita il tessuto del parodonto, provocando una continua retrazione dell'osso che, giocoforza, si porta appresso anche le gengive.
Ritirandosi, le gengive scoprono la radice dei denti e creano delle vere e proprie tasche, chiamate tasche parodontali, che si allungano sempre più verso l'osso alveolare.
Quando le tasche hanno raggiunto l'osso e danneggiato il legamento e il cemento radicolare, il dente perde il suo naturale ancoraggio e viene dunque espulso.
Da cosa è causata la parodontite?
L'agente eziologico della parodontite, cioè la causa che spinge l'osso a ritirarsi sempre di più formando le tasche parodontali sono varie famiglie di batteri anaerobi, che vivono comunemente nella nostra bocca.
Questi batteri, in determinati pazienti particolarmente sensibili, quando aumentano di numero e si replicano quindi in maniera invasiva, scatenano una violenta reazione di difesa dell'osso che, per proteggersi, si ritira.
Dottore, lei ha parlato di pazienti 'particolarmente sensibili' all'attacco di questi particolari batteri.
Ciò vuol dire che la parodontite può essere una predisposizione?
Sì, la moderna Medicina ha ormai confermato da anni ciò che per molto tempo si è supposto in ambito clinico: la parodontite è una patologia a predisposizione genetica.
Non si eredita la patologia in sé, ma la sensibilità del paziente all'azione dei batteri parodontopatogeni.
I pazienti predisposti sono molto, molto più sensibili alla presenza di questi batteri, e anche un loro numero relativamente basso può iniziare la malattia parodontale.
Di contro, pazienti invece non predisposti, anche in presenza di un alto numero di batteri parodontopatogeni, non risentono per nulla della loro azione.
Presumo che questo sia il motivo per cui alcune persone hanno seri problemi alle gengive anche se tengono con scrupolo alla loro igiene orale, mentre altri... Beh, anche se non sono così attenti, non hanno particolari problemi, è giusto?
Sì, la predisposizione genetica alla parodontite è un dato ormai assodato dalla Medicina da anni, ed è poi la causa della sua così grande diffusione tra la popolazione.
Ovviamente, l'igiene orale è importante per tutti i pazienti, predisposti alla piorrea o no, ma i pazienti predisposti, com'è ovvio immaginare, devono essere ancora più scrupolosi nella loro cura orale.
C'è un modo per stabilire se una data persona è predisposta o meno alla piorrea?
Certo, è da anni disponibile un semplice ed indolore test genetico, in grado di stabilire se un dato paziente è predisposto alla parodontite o meno.
Tale test si basa sull'analisi in laboratorio di certe particolari proteine prodotte dai leucociti (i famosi 'globuli bianchi' che ci proteggono dalle minacce microbiche esterne), e che sono chiamate interleuchine.
Un numero anomalo di queste interleuchine dei piccoli campioni orali prelevati significa che il paziente è geneticamente predisposto alla parodontite.
L'esame genetico si fa sena problemi in poltrona odontoiatrica, e il risultato è pronto in pochi giorni.
Datosi che il DNA non cambia durante la vita, è necessario farlo una sola volta.
C'è da preoccuparsi se il paziente risulta positivo all'esame genetico per la parodontite?
No, non c'è da preoccuparsi: la positività all'esame genetico non significa sviluppo certo della parodontite.
Per iniziare, la piorrea deve trovare terreno fertile, cioè un sistema immunitario basso e un alto numero di batteri parodontopatogeni.
Ciò può essere evitato ricorrendo alla quotidiana igiene domiciliare e ai controlli e alle sedute di igiene professionale in studio.
In una bocca con una bassa carica batterica parodontopatogena, è difficile che la parodontite inizi a far danni, e di questo il paziente eventualmente positivo al test deve essere messo al corrente.
Ma questi batteri parodontopatogeni non possono essere eliminati del tutto?
Purtroppo no.
Sono batteri che vivono naturalmente nel nostro cavo orale, e sono molto tenaci.
Sono microbi molto tenaci, anaerobi cioè che possono vivere anche senza ossigeno, negativi al test di GRAM.
Datosi che vivono senza ossigeno, possono annidarsi in profondità nella gengiva e nell'osso, sopravvivendo nelle tasche parodontali anche se queste sono state ricoperte dal tartaro, che altro non è che calcificazione degli stessi batteri.
Ecco perché la piorrea è cronica e degenerativa: le tasche parodontali si riempiono sempre più di questi batteri, che crescono e scavano sempre di più i tessuti, facendo sempre più ritirare l'osso, che tenta di proteggersi, ma così facendo crea tasche ancora più profonde, dove finiranno sempre più batteri... Un po' il classico cane che si morde da solo la coda.
Anche disinfettando la bocca in maniera perfetta, i batteri parodontopatogeni si riformano entro pochi minuti, quindi una loro completa eradicazione è impossibile.
Però c'è un rimedio loro antagonista, diciamo così, che possiamo utilizzare per contrastarli.
E qual è questo rimedio?
I batteri parodontopatogeni non sono gli unici abitanti della nostra bocca.
Nel nostro cavo orale infatti vivono una grande quantità di famiglie di batteri, chiamati batteri saprofiti.
Sono i batteri che per noi sono relativamente innocui, e che si nutrono degli scarti del cibo che rimane tra i nostri denti.
Dico relativamente innocui perché, comunque, anche se non causano la parodontite il loro metabolismo comunque produce acidi capaci di attaccare e corrodere il nostro smalto, formando le carie.
Ma comunque, questi batteri non irritano le gengive e non causano dunque la retrazione dell'osso.
Datosi che la bocca umana è un ambiente molto grande per i piccolissimi batteri, ma che non è comunque infinito, va da sé che se la 'casa' è occupata da una famiglia... L'altra non può entrarci, perché manca lo spazio.
Ecco, il principio che viene usato nei moderni protocolli di cura della parodontite è questo: aumentare la carica dei batteri 'buoni' e, al contempo, ridurre la carica di quelli parodontopatogeni.
Generalmente, uso questo esempio, poco clinico ma comunque efficace per farmi capire dai pazienti: la parodontite è simile ad un incendio, e i batteri saprofiti sono i pompieri, mentre quelli parodontopatogeni sono il fuoco che alimenta la combustione.
Per spegnere il fuoco, è necessario levare l'ossigeno che sostenta la reazione chimica, e questo è dunque il compito dei batteri 'pompieri'.
C'è un modo per misurare quanti batteri 'amici' e quanti invece batteri 'malevoli' popolano la nostra bocca?
Certo: la flora batterica orale può essere misurata con un semplice test, non dissimile per modalità da quello genetico.
Si può fare sempre in studio odontoiatrico in semplicità, ed è di enorme aiuto per indirizzare non solo la terapia specifica per il paziente, ma anche per controllare se la terapia erogata stia davvero funzionando.
Se la carica batterica dei batteri parodontopatogeni scende e quella dei batteri saprofiti sale, significa che le cure stanno funzionando.
Viceversa, ci sono dei problemi, che il Medico Odontoiatra o l'Igienista Dentale devono individuare e risolvere, eventualmente correggendo la terapia.
Ecco, la terapia. Leggo spesso che non esiste una terapia definitiva per la parodontite: è vero, oppure la Medicina moderna ha trovato una cura?
Come ben sai,in campo medico per 'cura' s'intende la remissione totale di tutti i sintomi, ed un ritornmo ad uno stato di normalità.
La parodontite, al momento, non può essere curata del tutto, poiché la predisposizione genetica del paziente, cioè la sua sensibilità all'azione dei batteri parodontopatogeni, non può ancora essere modificata.
Quindi dobbiamo parlare di trattamento, e non di cura intesa come termine medico.
Premesso ciò, lo scopo del trattamento della parodontite è quello di fermare la retrazione dell'osso e aiutare le gengive, nei limiti del possibile, a riprendersi e a rigenerarsi, impedendo dunque ai batteri di danneggiare l'osso alveolare e il legamento radicolare che tiene saldi i denti.
Si può dire che lo scopo ultimo della terapia per la piorrea è, in sostanza, salvare i denti naturali dalla caduta.
Ed è una terapia efficace?
Sì, se iniziata per tempo è molto efficace.
Mi preme sottolineare che la parodontite è una patologia subdola: inizia in sordina, senza troppi sintomi evidenti, a volte proprio senza sintomi, ma lentamente fa dei danni ai tessuti del parodonto che poi rimarranno tutta la vita.
Sebbene l'osso sia un tessuto vivo, che tende sempre a guarire, i danni che la parodontite fa sono spesso permanenti, e anche in condizioni ottimali di cura non sempre si riesce ad ottenere risultati che ripristinano completamente il parodonto.
Comunque sia, questo non deve spaventare i pazienti: a noi basta fermare la retrazione dell'osso e garantire in minimo di ripresa dello stesso, quel tanto che serve per impedire che i denti naturali cadino spontaneamente.
Un risultato che la moderna terapia parodontale, ripeto, se inziata per tempo, può raggiungere.
Dottore, deduco quindi che, sebbene la parodontite sia davvero subdola e cominci in maniera silente, c'è qualche segnale che possiamo captare, e che ci dovrebbe mettere in guardia, vero?
Diciamo subito che il migliore segnale è solo uno: quello che ti da il Dentista durante il periodico controllo, annuale o ancor meglio semestrale.
Già, perché proprio il controllo dell'Odontoiatra è spesso l'atto che può salvare tutti i denti, ed esso è relativo alla frequenza in cui si va in studio.
Difatti, il Dentista sa bene riconoscere, durante i controlli periodici, l'eventuale inizio della patologia parodontale, ed è proprio questo che fa iniziare subito le eventuali cure, preservando i tessuti di osso e gengiva.
Premesso ciò, c'è da dire che in alcune condizioni, la parodontite può anche non essere completamente silente, e dare dei timidi segnali che possono essere, anzi dovrebbero essere, subito percepiti.
Ad esempio, il segnale più importante e che è presente nella maggior parte dei casi, è il sanguinamento durante l'igiene orale quotidiana, oppure anche solo alla pressione delle gengive.
Altri segnali importanti possono essere il cambio di colore delle gengive, che dal classico rosa opaco diventano rosse, scure e lucide, oppure anche una perenne alitosi, che il paziente non riesce a spiegarsi.
Ancora, l'estetica dei denti può farci attivare ben più di un campanello di allarme: se i denti appaiono stranamente 'più lunghi', oppure si forma un triangolino nero tra i punti di contatto dentali, vicino alla genviva... Son tutti segni che il parodonto sta soffrendo, e che forse è già iniziata la malattia parodontale.
Purtroppo, in molti casi quando il paziente nota questi sintomi è già tardi, e la piorrea ha già danneggiato irreversibilmente il tessuto parodontale.
Ma ciò comunque non deve spaventare il paziente: l'inizio delle cure è sempre possibile, e se ben fatto interrompe la recessione gengivale.
Come si effettua, fisicamente, l'abbassamento della carica batterica dei batteri parodontopatogeni?
Vi sono vari modi per pulire le tasche parodontali dai batteri che le hanno formate e colonizzate, sia di igiene orale che chirurgici.
Premetto subito che la Chirurgia, per la parodontite, è usata davvero in casi limite, soprattutto quando ormai le tasche sono arrivate sino all'apice della radice del dente, e quindi il Dentista non può, con gli sturmenti a disposizione, arrivare così in profondità.
Lì è dunque necessario arpire e sollevare il lembo gengivale, pulire bene la radice del dente e poi richiudere, eventualmente riducendo la profondità della tasca.
Per tutti gli altri casi, fortunatamente la maggioranza, la terapia parodontale prevede delle sedute di igiene professionale, con strumenti non chirurgici.
L'igiene parodontale può essere effettuata col comune ablatore ultrasonico, con lo specillo, con la curette oppure con il laser odontoiatrico ad alta frequenza, ottimo per arrivare anche in tasche profonde ben un centimetro.
A corredo, è ora possibile utilizzare delle nano-polveri ablative, spruzzate con un air-flow, che puliscono in maniera mirabile anche gli spazi più piccoli, 'lavando via' i batteri nostri nemici.
Nel protocollo che seguiamo nello studio, la pulizia è completata spesso con la somminsitrazione di antibiotici sottogengivali oppure disinfettanti, sempre erogati nel sotto-gengiva.
Questo tipo di terapia specifica per la parodontite ha un nome?
Questa terapia sono una serie di terapie singole, tutte validate scientificamente da orma molti anni, che abbiamo raggruppato razionalmente in un protocollo chiamato Parodontologia Biologicamente Guidata.
Grazie a questo protocollo possiamo salvare, ovviamente entro certi limiti, anche gli elementi dentali che hanno raggiunto un'elevata mobilità, risparmiandoli dall'estrazione.
Presumo che questo protocollo prenda il nome 'biologicamente guidato' per via dei test microbiologici che lo accompagnano, è vero?
Esattamente: prima, durante e dopo le sedute d'igiene dentale, a seconda del caso clinico, effettuiamo i rilievi microbiologici della bocca del paziente.
L'abbassamento del numero di batteri parodontopatogeni che viene misurato dai test microbiologici ci aiuta a capire come sta procedendo la terapia, e se sta davvero funzionando.
Credo che se ci fosse stato questo protocollo, molti anni fa, mia nonna di certo non avrebbe finito la sua vita con la dentiera...
C'è del vero in ciò che dici, sai?
Per molti anni, anzi per quello che ne sappiamo praticamente da sempre, la predisposizione alla parodontite ha portato all'edentulia totale una quantità incalcolabile di persone.
Di certo, se l'Odontoiatria nel passato avesse potuto godere delle tecniche attuali, e non parliamo di secoli ma di pochi decenni, forse tanti pazienti si sarebbero davvero potuti risparmiare molto disagio, sia fisico che psicologico.
Perché, vorrei sottolinearlo, la perdita degli elementi dentali dovuta alla piorrea non è solo un grande problema funzionale, ma un vero e proprio dramma psicologico, specie nei pazienti ancora giovani, che crea grandi disturbi anche alla sfera emotiva.
Dottore, perché la parodontite si accanisce maggiormente sulla popolazione over 50?
In realtà, dati ormai consolidati ci dicono che la parodontite, solitamente, inizia molto prima dei 50 anni.
Dopo i 50 anni viene solitamente diagnosticata, che come sai è ben differente da quando, in realtà, la patologia inizia.
Stimiamo che, grossomodo, già prima dei 30 anni, nei soggetti predisposti, si cominci a formare quella situazione di infiammazione cronica delle gengive che, piano piano, crea i danneggiamenti irreversibili.
Un'ipotesi realistica è che la piorrea si stabilizzi, per molti pazienti, attorno ai 33-34 anni, quindi almeno 15 anni prima della sua diagnosi.
Il problema è che la piorrea lavora e 'scava' lentamente, e dunque il paziente, se non effettua regolari controlli dal Dentista, non se ne accorge.
Quando arriva dall'Odontoiatra, spesso, ci arriva proprio perché i danni sono ormai fatti e sono vecchi di anni ed anni di lassismo.
Ecco perché, lo ripeto magari sino allo sfinimento ma come Medico ho l'obbligo di farlo, è essenziale non trascurare mai i regolari controlli in studio odontoiatrico: sono gli unici che possono davvero intercettare la parodontite quando essa è ancora reversibile, cioè solo la primissima fase.
Quindi c'è una fase della piorrea che può essere curata totalmente?
La parodontite manifesta è purtroppo una patologia a senso unico: quando inizia, i danni che fa sono irrecuperabili, e può solo essere fermata.
Però, esiste una sua primissima fase, che io chiamo forse impropriamente pre-piorrea e che, a tutti gli effetti, è l'inizio dei guai.
Si chiama gengivite in gergo medico, ed è un'infiammazione, ancora reversibile, delle gengive.
Comincia come un arrossamento ed una tumefazione diffusa delle gengive, che sanguinano quando vengono pulite durante l'igiene domiciliare.
La colpa è sempre dei batteri parodontopatogeni e di una incuria da parte del paziente nell'igiene orale domestica e nei controlli in studio, con l'eventuale igiene professionale.
Ecco, in quella fase i tessuti parodontali ancora non si sono ritirati e, abbassata la carica batterica nociva, le gengive possono sgonfiarsi e guarire senza problemi.
Dottore, per concludere: ho capito che, almeno per il momento dalla piorrea non si guarisce perché, mi passi il termine, 'è dentro di noi', a livello genetico. Ma almeno ci si può convivere senza troppi danni?
Beh, ribadisco il concetto fondamentale: la predisposizione alla piorrea non è la piorrea stessa.
Significa che un tale soggetto è o non è particolarmente sensibile ai batteri parodontopatogeni, ma essi hanno comunque sempre bisogno di trovare 'ambiente favorevole' per cominciare a fare danni.
Con la giusta igiene domiciliare e con i costanti controlli e le altrettanto costanti sedute di igiene professionale in studio, questo ambiente difficilmente si forma.
Quindi, come sempre, la prevenzione è l'arma migliore in assoluto.
Per i casi già conclamati, invece, prima si iniziano le terapie e meglio è.
Con il giusto trattamento intensivo e i regolari mantenimenti, è possibile rimanere con i propri denti naturali in bocca per molto, molto tempo.
E proprio questo è lo scopo del protocollo di cura.
Il Dott. Gianluigi Bittante è un Medico Chirurgo Specialista in Odontostomatologia e Protesi Dentaria, titolare dello storico studio odontoiatrico di Milano Studio Dentistico Bittante, in attività continua da 70 anni.
Il Dottore ha rivolto la sua attenzione clinica allo studio e alla cura della parodontite, chiamata anche piorrea, per affrontare la quale, negli ultimi vent'anni, ha costruito un'equipe d'eccellenza unica in Italia, formata dai migliori professionisti Parodontologi.
Il Dottore è anche l'ideatore del protocollo di Parodontologia Biologicamente Guidata, che utilizza la guida microbiologica per fermare l'avanzata della parodontite, stimolando l'organismo a combattere i batteri parodontopatogeni con gli altri batteri 'buoni' del cavo orale, quindi quelli saprofiti.
Ogni giorno, lo Studio Dentistico Bittante accoglie decine di pazienti provenienti da tutta Italia, a cui altri studi odontoiatrici avevano già proposto l'estrazione di tutti i denti per via della malattia parodontale.
Per maggiori informazioni su tutte le attività di studio e ricerca del Dott. Gianlugi Bittante, potete visionare il sito studiobittante.com o collegarvi alla pagina di Facebook seguendo questo indirizzo.
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