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La storia dei computer Commodore

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Dobbiamo costruire computer per le masse, non per le classi.

Tanto tempo fa, prima della disfida tra Apple e Microsoft, tra iOS ed Android, tra Playstation e XBox e prima anche di Nintendo e Sega, intere generazioni di bambini e ragazzi, in tutto il mondo, sono cresciute imparando i rudimenti dell'informatica su un Commodore 64, oppure anche un calcolatore della linea Amiga.

Quando l'informatica degli anni '80 arrancava ad un task alla volta, il Workbench di AmigaOS permetteva già di tenere sott'occhio tutti gli applicativi in esecuzione riservandogli una finestra dedicata, e prima ancora delle prime schede d'accelerazione grafica Voodoo c'erano calcolatori che già incorporavano chip video dedicati.

C'era un'altra informatica, pensata per le masse e non per le classi, il cui obiettivo era facilitare la vita della gente comune, e non dettare nuove mode o frivole tendenze.

C'era gente come Jack Tramiel, Jay Miner ed Andy Warhol: c'era la Commodore International Ltd., e c'era il sogno di tutti i bambini del mondo di poter avere un autentico 'computer' a casa per poco prezzo.

Il mio nome è Jack, e sono una leggenda

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Jack Tramiel, il fondatore della Commodore Business Machines ed uno dei pionieri dell'informatica

Nel 1953 l'ex soldato americano Jack Tramiel, uno scampato dai campi di concentramento d'origini polacche, avendo acquisito una certa maestria nella riparazione delle macchine da scrivere durante la sua vita militare, decise di mettersi in proprio e di aprire, assieme ad un amico ex commilitone, un piccolo negozio di riparazioni nel popolare quartiere del Bronx, a New York.

Il buon Jack non ci mise molto a capire che, contrariamente a quanto succede oggigiorno, all'epoca si guadagnava molto di più con la la rivendita piuttosto che con l'assistenza, e cominciò quindi a commerciare macchine da scrivere importandole dall'Europa.

Nel 1955, visti i buoni affari, pensò bene d'espandersi fondando la Commodore Portable Typewriter Company in Canada e, vista la vantaggiosa legge del tempo che favoriva moltissimo chi produceva in suolo canadese, s'accordò con i produttori europei per farsi mandare le componentistiche nel Nuovo Mondo, ed assemblarle così nel paese degli aceri.

Gli affari andarono molto bene fino alla fine degli anni '60, quando alcune scelte sbagliate di Tramiel, nonché qualche pesante guaio giudiziario dei suoi finanziatori costrinsero il buon Jack a trovare fondi nuovi collocandosi in borsa valori, ma fu l'incontro con l'imprenditore Irving Gould che permise alla società di avere una grossa boccata d'ossigeno.

Con l'avvento della produzione industriale a bassissimo costo del Giappone, che stava levando grosse fette di mercato alla Commodore, Tramiel si convinse che l'epoca delle macchine meccaniche stava inesorabilmente per tramontare; grazie ad un viaggio di studio proprio nel Sol Levante, Jack s'accorse che gli asiatici stavano spostando l'interesse verso le calcolatrici elettroniche, e così pensò bene anche lui di virare drasticamente il percorso della sua azienda.

L'inizio della Commodore

Al suo ritorno in America, Tramiel interruppe la produzione di macchine da scrivere meccaniche per buttarsi a capofitto sulle calcolatrici elettroniche, comperando i processori dalla Texas Instruments.

La scelta si rivelò saggia: il nuovo mercato, ancora del tutto acerbo negli USA, fruttò alla Commodore qualcosa come 50 milioni di dollari di fatturato l'anno. Una cifra di tutto rispetto, anche considerando che l'azienda in pratica forniva solo un mero assemblaggio delle parti.

Le cose peggiorarono negli anni '70, quando la stessa Texas Instruments si buttò nel mercato delle calcolatrici elettroniche, tagliando di fatto le gambe alla Commodore, che di certo non poteva assolutamente competere con chi i chip li produceva direttamente.

Tramiel così decise ancora una volta di cambiare rotta, acquisendo il 'know-how' necessario comperando svariate aziende d'elettronica (tra cui la storica MOS Technology), ed inglobandole nella Commodore.

Proprio grazie a queste acquisizioni, Tramiel potè iniziare la fantastica scalata verso le vette più alte dell'elettronica, diventando uno dei personaggi chiave in quella che è stata definita la 'terza rivoluzione industriale', ovvero l'avvento dell'informatica per le masse.

Il Commodore Personal Electronic Translator

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Il Personal Electronic Translator, abbreviato in PET

Nel 1977, grazie all'intuizione di Chuck Peddle, un brillante ingegnere della MOS Technology appena acquisita dalla Commodore, l'azienda di Tramiel potè presentare sul mercato il suo primo calcolatore elettronico: il Personal Electronic Translator, comunemente conosciuto con l'acronimo di PET 2001.

Il calcolatore, da molti considerato come il primo, vero 'personal computer' per le masse, era molto potente per l'epoca: incorporava la famosa CPU MOS 6502 (assieme allo Zilog Z80 progettato da Federico Faggin, una delle migliori e più economiche CPU di sempre), aveva 4 kB di RAM ed incorporava un monitor monocromatico da 9 pollici di 40x25 caratteri stampabili a video.

Il prezzo era inferiore agli $800, e questo la rendeva decisamente abbordabile anche per un appassionato, mentre la scelta degli ingegneri di includere un normale registratore di musicassette per leggere e salvare i software si rivelò vincente, soprattutto in ambito didattico: il computer aveva una tastiera, un monitor e un registratore per leggere e scrivere, ed altro non serviva.

In poco tempo, il PET viene venduto in tutto il mondo, ed il prezzo basso ne decreterà il successo, facendo iniziare alla Commodore una rapidissima ascesa d'immagine.

Il Commodore VIC-20

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Il Commodore VIC-20, il primo computer del mondo tutto incluso in una tastiera

Avendo piazzato molto rapidamente il suo PET in tutto il mondo, gli ingegneri della Commodore s'accorsero ben presto di un problema, o se ben vogliamo descriverlo 'una mancanza', abbastanza rilevante se confrontata con i suoi diretti concorrenti (Apple II ed Atari 800): il PET era inchiodato al suo monitor monocromatico, mentre altri PC potevano collegarsi anche ad una semplice TV, e sfruttare quindi il colore.

Per risolvere il problema, la Commodore sviluppò un computer ancora più compatto del PET, eliminando il monitor incorporato per dedicarsi al massimo della compattezza: una tastiera comoda, che all'interno conteneva tutto il calcolatore.

Una rivoluzione concettuale che venne commercializzata nel 1980 con il nome di VIC-20.

Dotato sempre del MOS 6502, il nuovo computer incorporava 5 kB di RAM ed una ROM da 20 kB, con la grande novità dell'integrato MOS VIC (Video Interface Chip), che permetteva una limitata riproduzione del colore oltre alla gestione dell'audio.

Poteva essere collegato alla TV di casa, rendendo quindi non necessario l'acquisto di un monitor dedicato.

Il prezzo era estremamente contenuto: $299.00, un record per l'epoca ed un ottimo costo - fatte le dovute conversioni - anche per i giorni nostri.

Fu un grandissimo successo: il calcolatore sfondò la cifra simbolica del milione di unità piazzate, arrivando a circa 2.500.000 basi installate in tutto il mondo in pochi anni.

Cifre impressionanti per l'epoca, e degne di rispetto anche oggigiorno.

Il VIC-20, grazie al suo chip grafico, diventò anche molto popolare per un mercato in rapidissima ascesa, su cui la Commodore non aveva ancora ben puntato ma che si rivelerà decisivo per il suo successo: quello dei videogiochi.

Il Commodore 64

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Il Commodore 64, con la sua classica schermata inziale dell'inteprete BASIC

Ad inizio anni '80 gli ingegneri della Commodore misero sul mercato un calcolatore che, nei piani generali, avrebbe dovuto essere il successore potenziato del VIC-20, inteso come sua naturale evoluzione: il Commodore 64.

Il numero 64 indica semplicemente la RAM installata nella macchina, 64 kB per l'appunto, che all'epoca era una quantità enorme di memoria.

La vera forza del nuovo computer, tuttavia, stava nel nuovo chip che si occupava della grafica e del sonoro: un integrato di altissimo livello, progettato dalla MOS specificatamente per il reparto console da gioco, che all'epoca stava conoscendo un vero e proprio 'boom'.

Il C64 era superiore alle altre macchine 'home computer' sotto tutti gli aspetti, e solo i calcolatori Atari ad 8 bit potevano reggerne il passo; tuttavia, la grandissima forza della macchina fu un prezzo di vendita incredibilmente conveniente: solamente $595.00.

Annunciato all'International Winter Consumer Electronics Show del 1982, fu un debutto impressionante: gli stessi tecnici dell'Atari non riuscivano a capacitarsi di come un hardware del genere potesse essere messo in commercio a meno di 600 dollari, quando il suo diretto concorrente, l'Atari 800, costava uno sproposito solo di produzione.

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Il famoso Datassette per il Commodore 64

Il C64: non solo un computer a basso costo

L'impatto culturale del Commodore 64 non è forse di immediata intuizione ai giorni nostri, in cui ormai smartphone come Apple iPhone e Samsung Galaxy sono dispositivi ultra-compatti estremamente potenti, ma bisogna considerare necessariamente lo stato dell'informatica dei primi anni '80: all'epoca i PC dell'IBM non avevano una vera e propria scheda video per come la intendiamo noi ora, ma un chip che riusciva a visualizzare solo poche righe testuali, peraltro stampate su monitor monocromatici ai fosfori verdi.

Il comparto audio, quando c'era, era demandato ad un piccolissimo altoparlante interno, rigorosamente mono, dalla resa sonora a dir poco penosa.

La Commodore invece mise a disposizione di tutti, tra l'altro ad ottimo prezzo, un computer potente, versatile e facile da installare (poteva essere collegato, come il VIC-20, ad una qualsiasi TV per mezzo di un cavo coassiale); il comparto sonoro e grafico era così avanzato che, oltre che calcolatore per uso professionale, poteva essere utilizzato anche come eccellente console da giochi.

Il Sistema Operativo era il collaudato KERNAL, e l'utente poteva interagire con la macchina grazie al familiare interprete BASIC.

Anche se eccezionalmente avanzata, la macchina era facile da programmare: questo fatto, unito alle grandi risorse hardware disponibili, lo resero la piattaforma di riferimento per il gaming dell'epoca, con una quantità assurda di videogiochi prodotti.

Il computer, dal case esterno eguale a quello del VIC-20 per risparmiare il più possibile sui costi di produzione, poteva caricare i software tramite un'apposita porta per cartucce, oppure grazie ad famoso Datassette, ovverosia un registratore a cassette diventato estremamente popolare tra gli utenti, anche per via dei costi molto contenuti dei supporti (le comuni musicassette).

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Il lettore floppy Commodore 1541

Era disponibile anche un lettore floppy-disk (il famoso Commodore 1541), ma dato l'alto costo della periferica, almeno in Europa non prese mai molto piede.

La macchina risultava un riuscitissimo mix per la produttività e per il puro divertimento: il basso costo ne permise una diffusione capillare, complice anche la saggia strategia di marketing della Commodore, che decise di commercializzarlo pressoché ovunque (anche nei supermercati), rendendo così l'appovvigionamento estremamente facile.

Il C64 è tutt'ora il personal computer più venduto del mondo: si stima ne siano stati piazzati tra i 12 ed i 17 milioni di pezzi in tutto il globo, ed il fatto risulta straordinario anche pensando a quello che era il mercato negli anni '80.

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Il restyling del Commodore 64 di fine anni '80

Il calcolatore rimase vendutissimo per oltre 10 anni: subì un restyling del case verso la fine degli anni '80, e furono prodotte anche alcune varianti (la più famosa è il Commodore 128).

Finì la sua vita commerciale nel 1993, un anno prima della bancarotta della Commodore, mantendendo comunque ottimi livelli di vendita sino alla fine.

Il successo incredibile del computer, paradossalmente, fu però un'arma a doppio taglio per Commodore: la quantità di software prodotto per il C64 fu talmente grossa che qualsiasi altro tentativo di mettere in commercio altre e nuove macchine non compatibili con l'architettura (tipo il Commodore 16) si rivelò disastroso, obbligando di fatto l'azienda ad aver ben pochi margini d'evoluzione, almeno per un certo settore del mercato.

Il sistema Amiga e l'inizio della grafica computerizzata

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Jay Miner, il padre del sistema Amiga ed uno dei pù grandi ingengeri elettronici del 1900

All'inizio degli anni '80, uno dei più grandi ingegneri elettronici del secolo passato, l'americano Jay Miner, assieme ad altri colleghi provenienti dall'Atari, fondò una piccola azienda d'elettronica, la Hi-Toro.

L'obiettivo era lo sviluppo di un sistema ad alte prestazioni, cosa che Atari si era rifiutata di fare per espandere la sua serie degli 8 bit.

Miner progettò dunque un ingegnoso sistema a 16 bit con chip dedicati, totalmente rivolto all'elaborazione video ed audio, a cui diede il nome in codice 'Lorraine'.

La forza di Lorraine era in primis concettuale: per la prima volta a livello commerciale, si stava sviluppando un hardware non più interamente basato sulla potenza bruta della CPU, ma si cominciava a progettare un vero e proprio sistema condiviso, con l'integrazione di più co-processori dedicati.

Nel 1983 il sistema era già a buon punto, e era stata già preparata un'interfaccia grafica d'utilizzo, con finestre, icone e menù; la Hi-Toro diventò l'Amiga Corporation, e Jack Tramiel spiazzò la concorrenza di Atari proponendo a Miner l'acquisizione di tutta l'azienda con la storica frase: "How about being part of our gang?" ("Che ne diresti di unirti a noi?").

La potenza industriale di Commodore accelerò notevolmente lo sviluppo della piattaforma Amiga, ed il 23 luglio del 1985, con una sontuosa e visionaria presentazione, venne introdotto sul mercato il primo computer della serie, l'Amiga 1000.

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Andy Warhol al lavoro sul suo Amiga 1000. Affianco a lui, Debbie Harry dei Blondie

L'Amiga 1000: una macchina rivoluzionaria

L'Amiga 1000, il cui design era stato ideato non di meno che da Andy Warhol (che ne fu un entusiasta promotore ed utilizzatore fino alla sua morte), era per davvero rivoluzionaria: montava un potente Motorola 68000 come CPU primaria, a cui si affiancava il famoso OCS ("Original Chip Set"), ovverosia un chipset di tre integrati molto potenti e dedicati (nomi in codice: Agnus, Denise e Paula), che controllavano memoria, video ed audio.

Denise, ovverosia il chip che s'incaricava dell'elaborazione video, era un vero e proprio co-processore grafico: poteva trattare risoluzioni fino a 640x56 pixel (in versione PAL), per un massimo di 32 colori a schermo.

All'epoca, nessun calcolatore poteva anche solo sognare simili prestazioni.
Paula era il chip per i segnali audio, ed era estremamente versatile: quattro canali hardware indipendenti ad 8 bit, per 65 livelli di volume ed una frequenza di campionamento di 20-29 kHz.

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L'Amiga 1000, su cui gira la prima versione del Workbench di AmigaOS

Il sistema, veramente sovra-potenziato per l'epoca, era accompagnato anche dalla prima versione dell'ambiente di sviluppo Workbench, totalmente grafico: finestre, menu, icone, pulsanti, una completa e molto intuitiva GUI ("Graphic User Interface") in un periodo in cui la linea di comando testuale era la norma nell'informatica.

AmigaOS

Il Sistema Operativo, chiamato AmigaOS, era straordinariamente avanzato: dotato di multitasking preempitivo nativo, permetteva l'esecuzione di più applicativi contemporaneamente gestibili tramite la comoda interfaccia grafica, con una serie di scrivanie concatenate. Una novità assoluta, ripresa solo molti decenni più tardi da Apple e Microsoft per i loro OS.

Data la sua incredibile versatilità e le grandissime potenzialità che permetteva, la piattaforma diventò ben presto molto usata dai professionisti della grafica e del sonoro, specialmente nel settore della televisione.

La RAM era di 512 kB, mentre il mouse, periferica all'epoca veramente poco conosciuta, era fornito di serie e risultava fondamentale per navigare nella nuova interfaccia ad icone.

I software venivano caricati in memoria tramite floppy da 3,5", ed era fornito di serie il famoso "Kickstarter", ovverosia il disco che caricava i file essenziali di AmigaOS.

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La prima versione del Workbench, ovverosia l'ambiente di lavoro di AmigaOS

Se queste specifiche tecniche vi sembrano ridicole ai giorni nostri e non riuscite a capire perché l'Amiga 1000 fu considerato veramente un computer 'mostruoso', parlando di potenza pura, dovete considerare che all'epoca la grafica computerizzata praticamente non esisteva: i PC disponibili non avevano la potenza necessaria per elaborare segnali video complessi, e quelli che potevano farlo (ad esempio, i calcolatori della Sun) costavano uno sproposito.

Con i suoi 1,295 dollari (tanti, ma comunque accessibili ad un professionista), l'Amiga 1000 era una soluzione incredibilmente potente e di facile implementazione per le piccole e medie utenze.

Il computer iniziò la fortunatissima serie di nuovi calcolatori della Commodore che, per quasi un decennio, regneranno incontrastati come top di gamma per grafica e sonoro.

Commodore Amiga 500 ed il monopolio videoludico

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L'Amiga 500, il calcolatore Commodore più venduto della serie Amiga

Nel 1987, due anni dopo l'introduzione sul mercato dell'Amiga 1000, la Commodore produsse un nuovo home computer, sempre della linea Amiga ma stavolta dal costo molto più contenuto: l'Amiga 500.

Essenzialmente eguale al predecessore Amiga 1000, a differenza di quest'ultimo montava 512 kB di RAM saldata sulla scheda logica, espandibile di altri 512 kB tramite apposita baia, facilmente accessibile da sotto il case.

Grazie all'ottimizzazione del processo costruttivo e al riutilizzo di molti componenti usati nell'Amiga 1000, il nuovo Amiga 500 veniva una cifra incredibilmente contenuta: $699.00, davvero un prezzo molto competitivo per l'epoca.

In Italia fu commercializzato a circa £ 1.200.000, prezzo che lo rendeva estremamente appetibile: un computer IBM compatibile dell'epoca - limitato in potenza rispetto all'Amiga 500 - veniva più del doppio, e le performance grafiche non erano minimamente comparabili al prodotto della Commodore.

Tanta grazia in grafica e sonoro fece diventare in brevissimo tempo Amiga la piattaforma preferita per i videogiochi, ereditando quindi il mercato del Commodore 64; in pochissimi anni tante software house sfornarono titoli eccezionali, entrati di diritto nella storia dei videogiochi: Cannon Fodder, Lemmings, Superfrog, Kick-off!, Sensible Soccer, Shadow of the Beast e, ovviamente, le grandissime epopee grafiche della LucasArts tipo la saga di Monkey Island.

Il successo dell'Amiga 500 fu così grande da far divenire la macchina, inizialmente pensata come potente calcolatore per l'elaborazione grafica e sonora, un'eccellente console da videogiochi: tale utilizzo, prioriario soprattutto per i giovani dell'epoca (scrivente compreso), purtroppo relegherà il calcolatore, nell'opinione della gente, come semplice 'dispositivo per giocare', e non come eccellente personal computer.

Il Commodore Amiga 500+ ed il Commodore Amiga 600

All'inizio degli anni '90 la macchina fu aggiornata con la versione Amiga 500 Plus, che incorporava 1 MB di RAM ed un chipset aggiornato, per venire incontro alle più esoste richieste di potenza dei software: purtroppo, la consolidata - e cattiva - abitudine dei programmatori dell'epoca di disinteressarsi quasi completamente al Sistema Operativo per sfruttare a fondo solo la piena potenza hardware rese moltissimi software dell'enorme parco titoli Amiga 500 non compatibili con la versione Plus.

Questo fatto non fece mai decollare le vendite della nuova macchina, che infatti nel 1992 venne abbandonata, per far posto alla nuova Amiga 600: un calcolatore eccellente - il primo costruito da Commodore con la tecnologia a montaggio superficiale - con 1 MB di RAM saldata sulla scheda logica ed un altro 1 MB opzionale, espandibile; la FastRAM invece (ovverosia la memoria accessibile solo alla CPU) poteva essere portata sino a 4 MB grazie allo slot PCMCIA.

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L'Amiga 600, evoluzione dell'Amiga 500

Unico difetto era il processore: ancora il Motorola 68010, che cominciava a divenire abbastanza lento per il periodo; essendo saldato sulla scheda logica, e quindi non provvisto di zoccolo, purtroppo l'upgrade era impossibile.

Il calcolatore era compatibile con quasi tutti i giochi della sconfinata libreria A500, e quindi le vendite furono un ottimo successo; purtroppo però, l'introduzione sul mercato capitò in un momento poco felice: si era all'inizio del passaggio all'era dei 32 bit, e Commodore stava commettendo una serie impressionante di scelte sbagliate di marketing, che l'avrebbero portata, da lì a poco, a chiudere i battenti.

Il Commodore Amiga 1200 ed il flop dell'AGA

Amiga 1200
L'Amiga 1200, il primo Amiga con processore a 32 bit

Nel 1992, a pochi mesi dal lancio dell'Amiga 600, dimostrando un discutibile - per non dire pessimo - piano di marketing, la Commodore presentò il primo calcolatore a (quasi) 32 bit per le utenze domestiche: l'Amiga 1200.

Dotato di un processore Motorola 68EC020 (versione a basso costo del 68020), teoricamente a 32 bit ma praticamente a 24, per via del BUS di sistema troncato rispetto al fratello maggiore 68020, era un computer comunque molto interessante: 2 MB di RAM già saldata sulla logica, espandibile di altri 8 MB di FastRAM, ed un nuovo chipset chiamato Amiga Advanced Graphics Architecture (AGA).

L'AGA era, nelle intenzioni di Commodore, la vera forza della macchina: poteva raggiungere 256 colori in simultanea, con profondità di 8 bit per pixel ed una risoluzione di 800x600 a 60 Hz.

In realtà, lo sviluppo del chipset era stato così lungo e turbolento che, una volta messo sul commercio, era già obsoleto: le schede grafiche dei PC IBM del periodo potevano già raggiungere i 1024x768 a 72 Hz, sempre con 256 colori, e le schede audio raggiungevano già i 16 bit di campionamento (famose, in tal senso, le Sound Blaster della Creative Labs).

Non si fraintenda: l'Amiga 1200 era un'ottima macchina, solo che non era più il calcolatore più potente di quelli disponibili in commercio per gli usi domestici; il costo di un sistema A1200 completo (comprensivo di monitor, HDD e lettory floppy secondari) era più o meno paragonabile a quello di un generico PC con processore Intel 80386 del periodo, con tutto il vantaggio che quest'ultimi potevano essere espansi ed aggiornati, e l'Amiga 1200 no.

L'estrema limitatezza delle espansioni dei sistemi Amiga, in un periodo in cui l'elettronica e l'informatica erano appannaggio quasi esclusivamente di appassionati molto competenti e preparati, che amavano in particolar modo eseguire modifiche ed upgrade delle loro macchine, è stata una delle cause che ha portato al fallimento della politica commerciale di Commodore.

Il chipset AGA avrebbe dovuto essere successivamente affiancato dai chipset 'AAA' e 'Hombre', nel tentativo di porre rimedio all'inadeguatezza della potenza di calcolo, ma il progetto morì di lì a poco, per il fallimento della casa madre.

Il suicidio del Commodore Amiga CD32

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L'Amiga CD32

Già navigante in bruttissime acque da qualche tempo, per via di scelte di marketing e commerciali al limite del suicidio (basti pensare alla cannibalizzazione di A600 da parte di A1200), palesemente incapace di riuscire a stare al passo dei produttori hardware del periodo (su tutti, IBM e la miriade di aziende satelliti), con sistemi che cominciavano a dimostrare pesantemente tutti i loro anni e ben poco espandibili, la Commodore decise di uccidersi definitivamente immettendo sul mercato una console da gioco basata sulla piattaforma A1200.

Presentata nel 1993 al Museo della Scienza di Londra, l'Amiga CD32 fu dichiarata come la 'prima console al mondo a 32 bit', seguendo la moda dell'epoca di mettere molta enfasi sui bit del processore (un po' come ora con la risoluzione ed il framerate).

La console era dotata di un lettore CD e montava in pratica lo stesso hardware dell'Amiga 1200, compreso il vetusto chipset AGA, parzialmente modificato con l'aggiunta di un nuovo chip (Akiko), che esentava il processore dal calcolo di conversione tra grafica planare e grafica pseudo-3D chiamata 'chunky'.

Tutto il comparto hardware era insufficiente per l'elaborazione seria della grafica 3D, che allora muoveva i primi passi sul mercato e su cui aziende del calibro di Sony, Sega e Nintendo avevano già investito miliardi di dollari di ricerca e sviluppo.

La console si dimostrava quindi né più e né meno che una versione da salotto dell'Amiga 1200, per altro senza supporto hardware nativo per i filmati MPEG-1 (era necessario comperare un costoso modulo aggiuntivo per visualizzare tali filmati, il Commodore Full Motion Video).

Anche la libreria dei titoli disponibili era penosa, rispetto non solo alla concorrenza di Sega e Nintendo, ma anche solo a quella dell'Amiga 500: pochissimi giochi, quasi tutte conversioni dirette dei titoli già usciti per A1200.

Nonostante questi problemi, le vendite della console andarono inaspettatamente bene: oltre 100.000 unità piazzate solo in Europa; il che non è affatto male, considerando la pochezza dei titoli disponibili al lancio.

Purtroppo, i giochi erano comunque fatti: la Commodore aveva dilapidato, nel corso degli anni, tutta la fortuna costruita da Jack Tramiel, e la bancarotta era ormai dietro l'angolo.

La console venne così dismessa, assieme a tutta l'altra produzione aziendale, nel 1994.

Il fallimento di Commodore e la fine dell'informatica per le masse

Nell'aprile del 1994 la situazione economica per la Commodore International era già completamente disastrata ed irrimediabilmente compromessa: sebbene il mercato richiedesse ancora le sue macchine, l'azienda aveva accumulato una quantità mostruosa di debiti, tanto da richiedere il famoso 'Chapter 11' delle leggi americane che regolano la bancarotta.

Tale capitolo permette alle aziende una specie di 'amministrazione controllata', con sgravi fiscali considerevoli a patto però di 'rigare dritto', pagando i debiti, ottimizzando la produzione e tagliando via i rami morti ed improduttivi della società.

Per Commodore, alla fine di tale periodo, sebbene i conti aziendali fossero tornati in ordine, i vertici aziendali decisero per la chiusura definitiva, mettendo quindi in vendita tutti gli asset aziendali, i brevetti e tutte le proprietà intellettuali.

Nel 1995 anche le ultime proprietà vennero liquidate, facendo ufficialmente finire l'epopea della prima azienda a portare alla gente la vera informatica per tutti.

L'importanza storica di commodore

Amiga 1200

La Commodore è stata la prima industria a far uscire l'informatica e l'elettronica dai laboratori di ricerca e dai grossi centri di sviluppo, per portare fisicamente 'il computer' nelle case della gente comune.

Se ora come ora sembra scontato avere in casa un paio di computer, oltre che a svariati smartphone e tablet e decine di altri dispositivi elettronici vari, ciò non era minimamente pensabile negli anni '70, cioè quando la Commodore cominciò ad operare nel settore dell'elettronica.

All'epoca i 'cervelli elettronici' (come venivano chiamati i computer) erano costosissimi, decisamente ingombranti e, soprattutto, ben poco amichevoli con chi non era un profondo conoscitore dell'informatica: Internet era ancora il progetto militare ARPANET, e le informazioni giravano ancora alla vecchia maniera, cioè tramite corsi universitari, corsi professionali (molto costosi) e formazione aziendale (la via principale).

Le riviste ed i giornali del settore erano scarsi, e l'informazione diffusa tra la gente era praticamente inesistente: l'informatica era vista come una cosa 'esotica', roba da laboratorio e da scienziati, di nessuna utilità pratica nella vita di tutti i giorni.

La Commodore riuscì nell'impresa di alfabetizzare le masse, tra l'altro in pochissimo tempo: con i suoi VIC-20 e Commodore 64 ideò la prima idea di 'home computer', che in seguito sarebbe diventato 'personal computer'; dispositivi per uso casalingo, piccoli, compatti e funzionali, dal costo estremamente contenuto ed adatti agli usi più disparati, non solo meramente scientifici.

Per molti bambini e ragazzi degli anni '80, i computer della Commodore furono la prima esperienza non solo con l'informatica, ma anche con l'elettronica in generale: chiunque sia stato giovane in quel decennio ed avesse avuto un pizzico d'interesse per il settore, ha sicuramente scritto qualche riga di codice usando l'inteprete BASIC del C64; e se si era patiti di videogiochi, una mega-colletta tra amici e parenti in occasione di comunioni, cresime e promozioni varie era praticamente obbligatoria per l'acquisto di un calcolatore della linea Amiga.

Molti piccoli utenti, poi magari diventati esperti informatici od ingegneri elettronici, hanno cominciato la loro 'carriera' premento SHIFT e RUN/STOP sulla tastiera del C64, oppure hanno imparato a formattare e copiare floppy-disk tramite il Workbench di AmigaOS.

In un tempo in cui un modesto computer IBM, senza troppe pretese con un processore Intel i386, 1 MB di RAM e un piccolissimo monitor a 14" veniva quasi £ 3.000.000, con meno della metà si poteva acquistare un sistema Amiga 500 completo, che apriva immediatamente la strada a centinaia di software, in particolar modo videogiochi d'altissima qualità.

Meditazione Guru

Guru Meditation

Uno dei momenti più temuti da qualsiasi utente dei sistemi Amiga era vedersi stampato a video un rettangolo con bordi rossi lampeggianti, con la famosa frase iscritta "Guru Meditation" ed un incomprensibile codice alfanumerico.

Tale messaggio fermava l'esecuzione di qualsiasi programma, e significava un errore molto grave del Sistema o della CPU: il LED del power smetteva di essere verde e cominciava a lampeggiare in rosso.

Il Guru Meditation era paragonabile ad un kernel panic, oppure al nefasto "Blue Screen of Death" dei sistemi Windows: il codice dell'errore era totalmente incomprensibile ai non tecnici specializzati Amiga, e gli utenti dell'epoca potevano solamente riavviare il Sistema premendo il tasto sinistro del mouse, incrociando le dita.

L'errore poteva riguardare o la CPU o le risorse software del Sistema: al contrario delle BSOD di Windows l'errore Guru, attaverso l'apposito codice, forniva un dettaglio molto preciso del problema, solo che, ai tempi, i ragazzi e gli amatori dell'epoca non avevano la quantità d'informazioni disponibili oggigiorno per interpretarlo.

Il nome dell'errore, "Guru Meditation", è ironico e sarcastico: invita a 'prenderla con filosofia', sperando bene nel riavvio e, in caso contrario, rivolgersi ad un guru per risolvere il problema.
Geniale!

I videogiochi storici dei sistemi Commodore

In quasi dieci anni di produzione software, il mercato della Commodore ha visto venir distribuiti una quantità enorme di videogiochi per ogni sistema, in particolar modo per il Commodore 64 e per la piattaforma Amiga.

Qui sotto vengono riportate le schede dei videogiochi passati alla storia come i più famosi: se eravate bambini negli anni '80 e se potevate permettervi un C64 od un A500, molto probabilmente vi ricorderete di questi titoli.

Cannon Fodder
Cannon Fodder - A500-A600-A1200

Titolo di guerra sviluppato dalla Sensible Games sul finire della vita della piattaforma Amiga (e della Commodore in generale), ma non di meno divenuto uno dei più divertenti giochi prodotti per il sistema.
Si tratta di una grottesca simulazione bellica in tempo reale, dove si comanda, rigorosamente per mezzo del mouse, un piccolo plotone di soldati - la 'carne da cannone' del titolo - immersi in scenari da guerriglia.
Il gioco è particolarmente truculento, eppure al contempo comico: il gameplay è eccezionale, ed il sistema di controllo estremamente intuitivo ed immediato.

Superfrog
Superfrog - A500-A600-A1200

Prodotto dallo storico Team 17, è un platform game estremamente curato, sia nella parte grafica che nel gameplay.
Diventò molto famoso perché fu una molto convincente risposta Amiga alle serie storiche di Mario della Ninentendo e anche alla nuova (all'epoca) mascotte Sega, ovverosia Sonic.
Il gioco è velocissimo, e lo stile grafico da cartone animato fu considerato ai tempi una pregevolissima realizzazione tecnica.

Superfrog
Prince of Persia - A500

Conversione diretta dall'Apple II, potenziata però grazie alla potenza del chipset dell'Amiga 500.
Un classico del platform, estremamente difficile ed ostico da padroneggiare, che nel corso degli anni ha dato origine ad una fortunata serie ed addirittura ad una produzione cinematografica.
I controlli erano veramente difficoltosi, e bastava un nonnulla per morire in maniera atroce, magari dopo aver sudato le proverbiali sette camicie per finire un maledetto livello.

Superfrog
Another World- A500

Videogioco d'avventura con uno stile grafico vettoriale, unico e bellissimo, che fece letteralmente scuola.
La storia è affascinante, i personaggi ottimamente caratterizzati e l'atmosfera è per davvero unica: sembra di stare davvero in 'un altro mondo', alieno e sconfortevole, e lo stile di gioco è un riuscitissimo mix di avventura, enigmi e piattaforme.
Interamente sviluppato su un A500, venne inizialmente lanciato per la macchina sulla quale fu sviluppato, ma in seguito al grandissimo successo ottenuto fu convertito poi per tante altre piattaforme.

The Secret of Monkey Island
The Secret of Monkey Island - A500-A600

Lo storico primo episodio della celeberrima saga della LucasArts, creata dalla geniale mente di Ron Gilbert.
Inizialmente ideato per computer Macintosh, Atari ST e PC IBM, fu convertito con successo anche per i sistemi Amiga, su cui divenne estremamente popolare.
Il gioco, un'avventura grafica punta e clicca, vede il goffo Guybrush Threepwood in una folle avventura piratesca, ed è carico di umorismo, risate e trovate comiche eccezionali.
Diventerà un classico senza tempo, e darà il via ad una fortunatissima saga elettronica, durata decenni.

Sensible Soccer
Sensible Soccer - A500-A600

Prima di FIFA e di PES, i ragazzi d'inizio anni '90 avevano due pietre miliari da giocare, se volevano cimentarsi nella simulazione calcistica elettronica: il famoso Kick-Off! e l'altrettanto famoso Sensible Soccer.
Gioco estremamente curato e dettagliato, all'epoca così come ora, vantava un'innovativa visuale dall'alto, a 'volo d'uccello', ed una giocabilità d'estrema precisione, tutt'ora secondo molti ineguagliata.
A distanza di così tanti anni dalla sua uscita, conta ancora una forte comunità d'appassionati.

Shadow of the Beast
Shadow of the Beast - A500-A600

Titolo storico della famosa casa Psygnosis (la stessa dei Lemmings), divenuto estremamente famoso per l'allora sbalorditiva grafica, unita ad una bellissima colonna sonora.
Era un gioco molto gradevole da vedere (veramente pregevoli gli effetti di parallasse), ma terribile da giocare: dannatamente difficile, i nemici arrivavano da ogni direzione, e l'energia del personaggio che si controllava era estremamente limitata.

Lemmings
Lemmings - A500-A600

Gioco che ha segnato un'intera generazione, e forse più.
Titolo strategico in cui si tratta di controllare un esercito di buffi animaletti, simpatici quanto stupidi: i lemmings, per l'appunto.
Tali imbecilli creature sono veramente tonte, e sono pressoché incapaci di sopravvivere da sole, datosi che si muovo in fila indiana e seguono sempre quello che sta davanti a loro, anche se questi si va ad ammazzare sfracellandosi dentro un burrone.
Dovremo perciò salvarli noialtri, guidando la truppa per tutti i livelli del gioco (sono tantissimi), cercando di far sopravvivere quanti più Lemmings possibile.
Un concept di gioco assolutamente geniale, il cui grandissimo successo portò al porting del titolo per tante altre piattaforme allora disponibili.

Maniac Mansion
Maniac Mansion - C64

Prima avventura grafica sviluppata dalla LucasArts, ed una delle pietre miliari di un intero genere (quello dei giochi 'punta e clicca').
A parte qualche ovvio compromesso con la grafica, per accordarla alla capacità della console a 8 bit della Commodore, lo spirito del gioco è rimasto intatto, e l'avventura è godibilissima.

Maniac Mansion
Ghosts'n Goblins - C64

Riuscitissimo porting del classico da sala giochi di Capcom, incredibilmente ben convertito per il Commodore 64.
La grafica è eccezionale, considerando la limitata potenza della console, e la giocabilità è quasi pari all'originale (difficile, se proprio volete saperlo).

Bubble Bobble
Bubble Bobble - C64

Altra storica conversione del famosissimo coin-op della Taito, molto popolare ai tempi.
Il porting è riuscitissimo, ed il gioco è semplice e veramente divertente; fu un grandissimo successo anche grazie alle notevoli capacità sonore del C64, che all'epoca surclassavano qualsiasi altra console da gioco.

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