Die Hard - Un buon giorno per morire
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Titolo originale: A Good Day to Die Hard
Paese di produzione: USA
Anno: 2013
Durata: 97 min.
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 2,35:1
Genere: azione
Regia: John Moore
Sceneggiatura: Skip Woods
Produttore: Wyck Godfrey, Alex Young
Produttore esecutivo: Bruce Willis, Tom Karnowski, Jason Keller
Casa di produzione: Twentieth Century Fox Film Corporation
Fotografia: Jonathan Sela
Montaggio: Dan Zimmerman
Musiche: Marco Beltrami
Scenografia: Daniel T. Dorrance
Costumi: Bojana Nikitovic
Trucco: Gerald Quist
Interpreti e personaggi
Bruce Willis: John McClane
Jai Courtney: John "Jack" McClane, Jr.
Cole Hauser: Collins
Sebastian Koch: Yuri Komarov
Yuliya Snigir: Irina Komarov
Radivoje Bukvic: Alik
Amaury Nolasco: Murphy
Sergei Kolesnikov: Cagharin
Pavel Lychnikoff: tassista
Roman Luknár: Anton
Melissa Tang: Lucas
Mary Elizabeth Winstead: Lucy McClane
Mike Dopud: Detective Wexler
April Grace: Sue Easton
Megalyn Echikunwoke: bella reporter
Iván Kamarás: pilota
Anne Vyalitsyna: non accreditata
Doppiatori italiani
Claudio Sorrentino: John McClane
Francesco Pezzulli: John "Jack" McClane, Jr.
Roberto Draghetti: Collins
Francesco Prando: Yuri Komorov
Valentina Mari: Irina Komorov
Christian Iansante: Alik
Alessandro Budroni: Murphy
Mino Caprio: tassista
Domitilla D'Amico: Lucy McClane
Yippee Ki-Yay Mother Russia
Trama
Mosca, 2013.
John "Jack" McClane Jr. (Jai Courtney), figliolo di John McClane, si trova in un guaio serio: è stato accusato di omicidio, e si trova in stato di arresto in attesa del processo.
Intanto, un alto ufficiale dell'esercito, il corrotto Viktor Chagarin (Sergei Kolesnikov), minaccia il milionario Yuri Komarov (Sebastian Kock), che però fa il soffione per il Governo, di farlo incriminare se egli non consegnerà al milite un certo documento capace di inchiodarlo, esponendolo così alla pubblica gogna.
Per ottenere uno sconto sulla sua pena, McClane Jr. patteggia offrendosi di testimoniare contro Komarov.
Anche se non in buoni rapporti con il figlio, il 'poliziotto leggendario' John McClane (Bruce Willis), ormai visibilmente invecchiato e che comincia anche a manifestare i primi sintomi della senilità (gli hanno infatti ritirato la patente per calo della vista), decide comunque di recarsi a Mosca, per vedere di riuscire ad aiutare il figlio come può durante il processo che lo vede imputato di un orribile reato.
Ovviamente, come vuole la tradizione storica della serie, John McClane si troverà ad affrontare l'ennesima apocalisse, stavolta però in compagnia non più di sua figlia Lucy (conosciuta nel quarto episodio), ma della sua discendeza maschile.
John non fa in tempo neppure ad arrivare al tribunale dove suo figlio è sul banco degli imputati, che una bomba piazzata dal feroce Alik (Radivoje Bukvić), braccio destro di Momarov, esplode.
John e suo figlio si trovano così faccia a faccia dopo diversi anni, e proprio in un momento in cui parlare è decisamente fuori luogo. Scappati con Komarov, sono immediatamente inseguiti da
Alik, con cui ingaggiano una frenetica fuga a tutta velocità per le strade di Mosca.
Scappati dal criminale, John viene a sapere che suo figlio Jack lavora invero per la CIA, ed è da tre anni in suolo russo sotto copertura; copertura che ha fatto lui stesso miseramente saltare.
Il compare di Jack, Collins, propone a Komarov di trasportare lui e sua figlia in sicurezza fuori dalla Russia, a condizione però che questi dia alla CIA i documenti che incastrano Chagarin, di cui solo lui è in possesso.
Komarov acconsente, ma sfortunatamente poco dopo Collis è freddato dagli uomini di Chagarin, ed è costretto ancora una volta a scappare con i McClane.
Precipitatisi in un hotel dove Komarov tiene la chiave di sicurezza per i file bramati dalla CIA, i tre fanno la conoscenza di Irina (Yuliya Snigir), la figlia di Komarov.
L'intuito da vecchio piedipiatti di John, però, lo porta fin da subito a sospettare dell'ambiguo comportamento della ragazza.
I sospetti di John si riveleranno fondati quando questa, in combutta con Alik ed i suoi scagnozzi, fa disarmare e legare i due McClane, prendendo in ostaggio il padre.
Jack e John però si liberano in qualche maniera e, una volta uccisi gran parte dei criminali, se la dovranno vedere con Irina e Alik, purtroppo però già a bordo di un tremendo elicottero da guerra Mil Mi-24, da cui riescono a scappare per puro miracolo.
Rubata al volo una macchina, i due McClane si dirigono a Pripyat in Ucraina, verso il luogo dove Komanov aveva asserito di tenere la valigetta di sicurezza con dentro i file contro Chagarin.
Sfortunatamente per loro, però, Alik, Irina e l'ostaggio Komorov li hanno già preceduti sul luogo.
Le vere sorprese ed i veri piani di padre e filia stanno comunque per rivelarsi: il posto dove si sarebbero dovuti contetere i documenti contro Chagarin si rivela invece essere un passaggio per un bunker di Chernobyl, dove sono contenute una quantità enorme di armi all'uranio.
Komarov mostra la sua vera e spietata natura uccidendo all'istante Alik, mentre lo stesso Chagarin è ucciso, a chilometri di distanza, da un uomo fidato di Komarov.
Scoperti i veri piani del russo, i due McClane si fiondano nel bunker catturando Komarov, ma Irina ed un altro scagnozzo del padre corrono in suo aiuto.
Riusciti a scappare, Komarov è inseguito da Jack, mentre Irina è tallonata da John; la russa riuscirà a salire su un
Mil Mi-26, e tenterà di proteggere il padre sparando all'impazzata contro Jack.
Il giovane McClane verrà salvato da suo padre, che userà una spericolata manovra a bordo di un camion per far cadere l'elicottero.
John rimane gravemente ferito, mentre Komarov è ucciso da Jack, che lo scaraventa giù dal palazzo, esattamente sopra i rotori dell'elicottero.
In un ultimo disperato tentativo suicida per vendicare la morte del padre, Irina tenta di far schiantare l'elicottero contro il palazzo, con l'intento di uccidere i due McClane, che però riescono a salvarsi miracolosamente, mentre Irina muore nell'elicottero in fiamme.
Jack e John possono così tornare a New York, e riunirsi con Lucy McClane (Mary Elizabeth Winstead), precedentemente conosciuta nel quarto capitolo della saga.
Gli eroi
John McClane
Molto invecchiato (gli hanno pure ritirato la patente), il poliziotto più sfortunato dell'universo stavolta è costretto a lasciare gli USA e dirottare verso la Madre Russia, nel tentativo di aiutare - a modo suo, ovviamente - il figlio Jack che sta per essere condannato per tentato omicidio.
Ormai (molto) over 60, John è diventato una specie di leggenda anche tra gli agenti della CIA, più che altro per la sua abilità innata nel cacciarsi sempre nei guai, essendo sempre l'uomo sbagliato, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.
Riuscirà a riappacificarsi col figliolo alla fine del film.
John "Jack" McClane Jr.
Figliolo maschio di John, che lavora sotto copertura della CIA in terra russa.
Come da brava tradizione della famiglia McClane ha litigato col padre, che non vede ormai da diversi anni.
Ovviamente - manco a dirlo - avrà ereditato dal mitico poliziotto anche tutto il DNA battagliero e caparbio, nonché una buona dose di sfortuna.
Sviluppo e produzione
Dopo i successi - solo di pubblico, ma non di critica - di "Die Hard - Vivere o morire" di sei anni prima, Bruce Willis ci riprova vestendo per l'ennesima volta i panni di John McClane, in quest'occasione sconfinando perfino fuori dagli USA, nella grande Russia.
I risultati sono ancora più penosi di quelli già pessimi del quarto capitolo: il film è di una noia mortale, con una trama semplicemente indecente e una recitazione media degli attori da recita di Natale, che getta infamia e vergogna sul nome di una saga leggendaria, che sarebbe stato meglio far morire col terzo episodio.
Bruce Willis, se nella quarta incarnazione più o meno ancora si salvava come carisma, qui ha raggiunto livelli da pomodori marci: John McClane è diventato un vecchio ottuso e rimbambito, e finisco qui di botto la descrizione perché il bene che voglio al personaggio è troppo grande per continuare a farmi parlar male di lui.
Semplicemente insignificante la prestazione teatrale di Jai Courtney nei panni del figlio Jack McClane: odioso e presuntuoso, con una faccia da idiota vero.
La trama è, come detto prima, indecente oltre ogni dire: scritta in sì e no quaranta minuti, è talmente insulsa anche solo come giustificativo necessario alla presenza della solita dose di botte ed azione che fa storcere il naso anche agli estimatori dell'action a tutti i costi.
I tempi dei raffinati super-piani criminali di Hans Gruber nel primo episodio e della daiabolica macchinazione di suo fratello Simon nel terzo sono solo un lontanissimo - e doloroso - ricordo.
Ho messo il film nella lista di quelli recensiti solo perché obbligato a farlo: volente o nolente, la pellicola - seppur pessima - è considerata canonica della saga.
E mentre scrivo queste righe, prego ogni dio inventato dall'uomo affinché questa sia veramente l'ultima pellicola di una serie a me molto cara, ma che mi hanno stuprato da ogni orifizio negli ultimi anni.
Richiami e marchio di fabbrica
Il film condivide con i suoi predecessori solo il protagonista, ovverosia John McClane e pochissimo altro: sarebbe teoricamente un film d'azione - quindi frenetico - ma la noia regna sovrana dall'inizio alla fine.
L'altissima qualità della serie, almeno fino al terzo episodio, dovrebbe far assistere ad un action movie sì, ma dotato di ironia, imprevedibilità , piani ben congegnati, cattivi carismatici e un John sveglio, in gamba e sporco di sangue.
Forse - e dico forse perché ancora non ne son ben sicuro - al massimo abbiamo il vecchio McClane sporco di sangue, ma null'altro.
Accoglienza
Purtroppo - e piango mentre lo dico - sebbene di una qualità infima, il film è stato un successo clamoroso al botteghino: oltre 304 milioni incassati, a fronte di un budget di poco più di 90.
Gran parte dell'incasso è stato ricavato fuori dali USA, a dimostrazione che non sempre gli amici americani sono i più illetterati quando si parla di cinematografia.